Meglio un uovo oggi che una gallina...
Sono stati più di 3 milioni i lombardi che domenica 22 ottobre si sono recati alla urne per dire in modo quasi plebiscitario il loro sì perché il governo regionale avvii, sulla scorta di quanto previsto dall’articolo 166 della Costituzione, un confronto con il governo di Roma per più ampie forme di autonomia
Sono stati più di 3 milioni i lombardi che domenica 22 ottobre si sono recati alla urne per dire in modo quasi plebiscitario il loro sì perché il governo regionale avvii, sulla scorta di quanto previsto dall’articolo 166 della Costituzione, un confronto con il governo di Roma per più ampie forme di autonomia. Il 38 e rotti per cento dei lombardi vuole che Maroni (o chi in futuro governerà la Lombardia) scenda nella capitale per “negoziare”. Certo, in Veneto la percentuale dei votanti al referendum regionale (il quesito era più o meno simile nel merito) è stata molto più alta... Ma si sa, al di là dell’Adige la parola autonomia evoca ben altri sentimenti, tanto da spingere in passato qualche ruspante ardimentoso a “truccare” da tank un trattore e a tentare la conquista di piazza San Marco a Venezia...
I lombardi sono più pragmatici e anche Maroni l’ha capito visto che all’indomani del voto ha ribadito che con Roma non giocherà altra partita che quella delle competenze concorrenti previste dalla Carta costituzionale. Niente statuti speciali e altro ancora, come evocato invece dal collega veneto Zaia. Il voto popolare ha dato una grande spinta alla Regione e a Maroni, ma paradossalmente li ha investiti anche di responsabilità nuove: il 98% dei Sì al referendum sono certo un’importante legittimazione, ma anche un pesante fardello. I lombardi non solo terranno sotto osservazione il governo regionale nella rincorsa a nuove competenze, ma anche nella gestione di quelle che già le sono proprie e soffrono per la mancanza di risorse. Nonostante il successo del referendum sono ancora tanti i lombardi che storcono la bocca davanti ai 50 milioni spesi per la consultazione del 22 ottobre, sottratti, probabilmente, a capitoli di spesa su cui la Lombardia ha già oggi il massimo dell’autonomia. Sono proprio questi i fronti su cui già oggi i lombardi chiedono di più. Per maggiori autonomie e maggiori risorse i tempi sono ancora lunghi. Meglio che i vertici regionali pensino ad amministrare bene l’oggi.