Maritain, Tommasi e l'aborto
Fine della cristianità: già lo sosteneva Jacques Maritain negli anni Trenta, poi ripreso da destra come da sinistra. Il Medioevo poneva Dio al centro di tutto, la Modernità al centro di tutto pone invece l'individuo senza la sua dimensione transcendente, quella che conduce a Dio. Troppo verticale il Medioevo, troppo orizzontale la Modernità. Che fare, dunque? Maritain immagina una “nuova cristianità” attraverso un umanesimo integrale dove in politica si rinuncia ad una concezione sacrale del mondo a favore di una concezione cristianamente ispirata. Come a dire che possiamo fare politica solo con una cultura della politica che – nel nostro caso – sarà una cultura politica laica e cristianamente ispirata. Tra i valori astratti e le scelte concrete si colloca la “terra di mezzo” della politica responsabile.
Il Papa aggiorna questa cultura con l'idea dell'ecologia integrale: tutto è connesso, povertà e ambiente, politica e vita, salute e filosofia e tanto altro. Il Papa costruisce un nuovo immaginario che connette – che incrocia – il verticale con l'orizzontale. Meno attenzione alla singola cosa, più attenzione alle relazioni tra le cose. Dalla cosa alla connessione.
Il dibattito sui cristiani e la politica si è di colpo riacceso in queste settimane per due fatti, distanti e distinti: la sentenza statunitense sull'aborto e la candidatura di Damiano Tommasi a sindaco di Verona. L'aborto è un tema ad alto contenuto etico che scalda il dibattito americano (meno quello italiano). La vicenda di Tommasi ha sollecitato qualche critica perché il candidato non ha preso le distanze da iniziative di matrice culturale differente dalla cattolica, in particolare della cultura LGBT. Fare politica in un contesto complesso e poco cristianizzato è così. Ma - riprendendo l'idea delle connessioni – più che il singolo punto contano le connessioni, l'architettura complessiva della società che costruiamo. Noi sappiamo di dover costruire una città dove ogni persona possa vivere in libertà e giustizia, in verità e carità. Ci si arriverà attraverso conflitti e mediazioni, discernimento e tanta pazienza: in politica il tempo è decisivo.
Dovremo abituarci a stare in politica con la pazienza e l'intelligenza degli eventi. Quella che spesso dimostra il presidente Mattarella, appunto un cattolico impegnato in politica. Non servono partiti cattolici, quanto un pensiero cattolico, una cultura cattolica capace di misurarsi con la complessità di questo passaggio d'epoca, di essere ancora centro di gravità non di giudizio e sentenza.