Lucia Ripamonti, la beata
Suor Lucia Ripamonti aveva sognato da lungo di vedere salire alla gloria degli altari col titolo di "santa" quella Maria Crocifissa che un giorno lontano aveva suggerito alla responsabile della Casa Madre delle "sue" Ancelle, di accoglierla e per aiutarla a concretizzare l'idea di consacrarsi totalmente a Dio e al servizio dei poveri. La notizia della canonizzazione, certezza della santità riconosciuta alla "sua grande, misericordiosa e benigna Sorella", la raggiunse il 12 giugno 1954 accompagnata dal suono delle campane che annunciavano a Brescia e al mondo che da lì in poi la città dell'uomo avrebbe potuto contare su una protettrice in più. Allora suor Lucia, ammalata da tempo, all'infermiera che le stava accanto, sorridendo felice disse: "Adesso posso andare anch'io. Tu aiutami a pregare perché sia degna di raggiungerla in Paradiso". Suor Lucia aveva solo 45 anni, ma il Cielo, quella piccola e devota "ancella" la pretendeva per sé. "Suor Lucia ha abbracciato sorella morte e con lei sta camminando verso la pace eterna - disse la Madre Superiora alle suore riunite in preghiera -, ma non piangete, non piangiamo: questo infatti è e deve restare un giorno benedetto".
Sono passati 70 anni e di nuovo il 4 luglio è stato un giorno benedetto, uno di quelli in cui la preghiera ha diffuso speranze di tempi nuovi e buoni, ha portato Carità e Amore ovunque, ha riempito i cuori con Fede genuina, l'unica capace di smuovere le montagne e di indicare al mondo la via del Bene. Suor Lucia, che la Chiesa ha proclamato ufficialmente Beata nel 2019, anno della pandemia, celebrando però l'evento solo nel 2021, a conclusione della terribile esperienza, riposa nella chiesa della Casa Madre delle Ancelle della Carità, accanto alla Fondatrice con la quale condivide la gioia delle visite e delle orazioni che il popolo le riserva.
Avevo nove anni quando quella piccola suora, senza clamori ma portandosi appresso il peso della malattia, abbandonò il servizio in terra per accettare quello in cielo. Io l'avevo conosciuta quella suora gentile e di poche parole. Con lei avevo giocato pregato corso e salutato chiunque capitava di incontrare. Quando venne insignita del titolo di "Beata", riflettendo sulla grazia di averla conosciuta e di averle voluto bene, scrissi: "Sarà anche una santa di strada questa suor Lucia arrivata dalla provincia di Lecco, che i meriti per salire alla gloria degli altari li ha acquisiti tutti quanti stando a Brescia, ma nulla toglie che io la consideri una grande santa, una di quelle che più le conosci più le ami e più le ami più diventano compagne del viaggio che porta al Paradiso". Quella "Beata", l'avrete capito, era tra le mie preferite. Certo, forse di lei mi sfuggiva l'essenza della santità conquistata, ma l'ammiravo sinceramente per la sua capacità di essere caritatevole senza possedere nulla e povera possedendo tutto il bene del mondo. Il vescovo Bruno Foresti, concludendo nel 1987 il processo per la causa di beatificazione, disse che «la santità di suor Lucia era racchiusa nella forza delle virtù che ella aveva sempre onorato». Le stesse che anche oggi rifulgono nel cielo di Brescia e del mondo.