Lei non mi ha ascoltato
Anna telefona allo specialista che segue il padre per una patologia da tenere sotto-controllo. È molto preoccupata: vuole parlargli in separata sede, senza la presenza del padre, perché nell’ultimo esame è emerso un elemento nuovo, da approfondire. Lo specialista, in modo molto succinto, le dà una minima spiegazione, al che, Anna, senza girarci attorno, gli chiede: “Ma mio papà ha un tumore?”. Lo specialista le risponde: “Allora, signora, lei non mi ha ascoltato…”. Figuriamoci se una figlia, che telefona ad uno specialista per il dubbio che suo padre abbia un tumore, non ascolta tutt’orecchi! Certo che Anna ha ascoltato! Forse il contenuto del messaggio dell’interlocutore non era chiaro. Quando ci sono problemi in una comunicazione, la responsabilità può essere del ricevente il messaggio, ma anche dell’emittente che non ha trasmesso un contenuto chiaro. Può essere che il tumulto emotivo che Anna stava vivendo in quel momento abbia potuto renderla meno capace di usare la sua cognitività per capire ciò che lo specialista stava dicendo, ma l’intelligenza emotiva dell’interlocutore avrebbe dovuto sopperire a quella lacuna momentanea di Anna.
La capacità comunicativa non consiste solo nel dire qualcosa, ma nel tenere presente il tipo di interlocutore con cui si sta parlando: se è una persona in preda all’agitazione, se è un bambino, se è un anziano, se è un addetto ai lavori, se è stanco, se è acculturato o meno etc. Spesso si ha la percezione che una persona non abbia capito ciò che le abbiamo detto, ma raramente pensiamo che forse non siamo stati in grado di metterci dalla parte di quella persona per poterci far capire. Dobbiamo adattare la nostra comunicazione a quella persona. Spesso usiamo dire: “Forse non mi sono spiegato”, ma ha il sapore di falsità: non lo pensiamo veramente. È solo per una falsa gentilezza che lo diciamo, ma in realtà pensiamo: “Non ha capito”. Prendiamo allora atto di questo e sforziamoci di riformulare il concetto, nel pieno rispetto delle caratteristiche del nostro interlocutore e della sua dignità, evitando ogni forma di abuso di potere, compreso quello culturale e di ruolo.