Le tre lezioni di Ciampi
La sua scomparsa riattualizza le sue tracce: l'identità italiana ed europea, la necessità di un largo consenso istituzionale e costituzionale anche e soprattutto in caso di sistemi maggioritari e infine il servizio pubblico. Fu l'ultimo presidente della Repubblica eletto con voto unanime
In fin dei conti se abbiamo sdoganato
il tricolore e cantiamo senza ritegno l’inno nazionale lo dobbiamo proprio a
Carlo Azeglio Ciampi: uno dei pochi e comunque l’ultimo presidente della
Repubblica eletto con voto unanime. Questo impegno sui segni, i simboli e il
valore dell’identità nazionale tuttavia è lontanissimo da ogni retorica. Gli
derivava dalla identità profonda di servitore dello Stato e delle istituzioni,
nei vari incarichi di vertice che ha occupato. Ed era accompagnato da una
altrettanto naturale e coerente apertura europea. Caratteristiche
che esprimono anche il vissuto di una generazione, quei giovani passati
attraverso una guerra devastante che hanno poi vissuto tutta la storia
repubblicana. Una generazione ormai passata che però, anche nel concreto della
vita delle famiglie e delle comunità locali italiane può rappresentare un
riferimento prezioso. Governatore,
presidente del consiglio, ministro, capo dello Stato: sempre con quella
disponibilità di servizio che lo ha reso sobriamente popolare.
Forse con
Pertini, dal quale era così diverso, il più amato: non a caso l’uno e l’altro,
ma soprattutto Ciampi e la signora Franca, molto legati a Giovanni Paolo II. Segno eloquente della radice cristiana
dell’identità italiana espressa con serena laicità. Nella cosiddetta seconda Repubblica,
quella del bipolarismo assoluto e un po’ caricaturale, delle alternanza per
disperazione, rappresenta la concreta possibilità di un baricentro fondato sul
rispetto e la promozione delle istituzioni. Ovviamente con le sue idee, la sua
storia, la sua sensibilità politica: pur mai eletto in Parlamento, non fu mai
un mai un algido tecnocrate, ma appunto un tecnico nel senso alto di “civil
servant”, servitore dello Stato. Nelle
democrazie il rapporto tra tecnica e politica, tra sapere e rappresentanza è
decisivo. Ecco dunque le tre
lezioni che ci ricorda la sua scomparsa: sull’identità italiana ed europea,
sulla necessità di un largo consenso istituzionale e costituzionale anche e
soprattutto in caso di sistemi maggioritari e infine sul servizio pubblico. L’Europa
di Maastricht dei tempi di Ciampi è lontanissima da quella del dopo Brexit.
L’Italia della fine della seconda Repubblica mai nata è lontanissima e molto
più povera, così come l’Europa in cui è inserita, dall’Italia della fine della
prima Repubblica. Queste tre lezioni, anche se molti attori della politica di
oggi sembrano “nati imparati”, restano essenziali. Se vogliamo affrontare
impegni gravosi con prospettiva adeguata.