Le rose e le bestialità
Il mio senso di colpa per non aver visto la parte patriottica della serata inaugurale del Festival di Sanremo svanisce con la penitenza di essere riuscito a vedere la performance di Blanco in seconda serata. In mezzo ad una distesa di rose (probabilmente non gradiva la scelta del colore rosso), l’artista bresciano riesce ad occupare il tempo a sventrare e a prendere a calci tutte quelle rose perché, dice lui, non sente la canzone nell’auricolare (o forse la sentiva bene ed era proprio brutta) ma si vuole comunque divertire perché la musica è divertimento.
Addirittura Amadeus, che sventola una perlinata giacca bianca evidentemente in segno di pace, non riesce a capire il perché. Porge il rametto d’ulivo chiedendo al cantante di tornare a fare la canzone più tardi, ma il pubblico fischia sonoramente e soprattutto Blanco dice che a cantare si diverte anche da solo. Gli piace stare da solo, altrimenti distrugge tutto quando è ospite, e sa che non può vincere, aggiungo io. Sembra più o meno il ragionamento della guerra, un po’ più tatuato e luccicante. A saperlo, poteva leggerlo Blanco il messaggio di Zelensky, avrebbe fatto più effetto in mezzo a tutte quelle rose distrutte e a tutte queste bestialità.
Del resto Sanremo non è solo Sanremo.