Le riforme da chiedere
Cambiare metodo, in sintesi. Ma andiamo con ordine. Quante volte in una settimana (o al giorno!) ascoltiamo o leggiamo dichiarazioni di importanti decisori pubblici, nazionali o locali, che si impegnano per obiettivi fondamentali o che sollecitano risposte forti a urgenze o emergenze del momento? Un carosello infinito dichiarazioni d’intenti, annunci di provvedimenti e riforme. Un turbinio senza soluzione di continuità che il più delle volte finisce nel nulla, in molte altre in obiettivi solennemente annunciati ma puntualmente disattesi. Certamente, questo procedere piuttosto dispersivo è a sua volta manifestazione dell’incertezza e superficialità spesso prevalenti nella società stessa, in questi tempi per certi versi caotici. Però mai come oggi i cittadini hanno a propria disposizione informazioni e strumenti in grado di migliorare notevolmente la qualità delle politiche pubbliche. Che d’altra parte non sono mai state così indispensabili, vista la complessità dei fenomeni sociali, ambientali ed economici e la ricchezza delle loro interconnessioni.
Lo schema decisionale che dovremmo chiedere di seguire ai nostri responsabili politici è quello del cosiddetto ciclo di policy. Si tratta di un semplice approccio ciclico-iterativo alla progettazione degli interventi, spesso proposto per massimizzare impatti ed efficienza delle misure, per determinarne efficacia e legittimità e per valutare gli esiti. Il processo si articola in 4 stadi: definizione dell’agenda (con identificazione analitica dei problemi), formulazione degli interventi (con valutazione ex ante dei possibili effetti), attuazione (con valutazione in itinere), monitoraggio degli esiti ed eventuale riformulazione (con valutazione complessiva ex post).
Come si evince facilmente, il primo stadio identifica con serietà le sfide da affrontare o risolvere, effettuando un’analisi preventiva, ove possibile di tipo quali-quantitativo, in modo da definire e delimitare più precisamente possibile l’ambito o gli ambiti di intervento. Le successive tre fasi sono accompagnate da attività sistematiche di valutazione che si ispirano allo stesso principio di misurazione, applicandolo sia agli interventi che agli esiti, allo scopo di ridurre costi e inefficienze e attuare politiche quanto più precisamente calibrate. Naturalmente, il raccordo tra le sfide e la loro traduzione operativa è lo snodo più importante. Gli interventi andrebbero articolati subito in relazione alla valutazione della situazione corrente e alle interdipendenze con altri ambiti rilevanti, e vanno affiancati da obiettivi di medio termine e cronoprogrammi di realizzazione, e da dettagliati piani esecutivi.
Fantascienza? Tutt’altro. Abbiamo disperato bisogno di politiche pubbliche di lungo periodo, tempestive, solide ed efficienti. E di far velocemente recuperare credibilità e fiducia al patto tra cittadini e autorità pubbliche. Per il bene comune.