Le parole dei politici sono affidabili?
Lasciatemi sperare, anche se l’illusione troppo spesso veste i panni della speranza. Mi hanno colpito le parole del senatore Salvini: “Noi ci battiamo contro l’immigrazione clandestina, gli immigrati regolari sono miei fratelli, l’immigrazione controllata e qualificata è un fattore positivo, ma va sconfitta quella clandestina”. Quanto mi piacerebbe annunciare dal pulpito agli immigrati cattolici che frequentano le nostre chiese a Brescia, che, grazie all’iniziativa del loro fratello Matteo, la politica ha messo mano alle gravi storture introdotte dalla legge Bossi-Fini. Direi loro che la reiterata richiesta dei Capi della Polizia di Stato di affidare i rinnovi del permesso di soggiorno ai Comuni è stata esaudita, che gli immigrati non devono più recarsi all’ammasso in Questura per le impronte, pagando ogni anno più di 100 euro, senza contare le spese di viaggio e che la Polizia può finalmente dare tutte le sue forze a contrastare il crimine per una vera sicurezza dei cittadini e degli stessi immigrati. Questi ultimi, naturalmente, dovranno essere “puliti”, perché i terminali del Comune sono collegati con quelli della Pubblica Sicurezza. Li rassicurerei che, se perdessero il lavoro e non lo trovassero entro pochi mesi, non diventerebbero “irregolari”, status molto vicino alla clandestinità, ma che, avendo i mezzi di sussistenza, potrebbero rimanere nel Paese e continuare la ricerca di occupazione. Direi loro che sono ripartite in modo regolare le “quote annuali” e che è stato reintrodotto l’istituto dello sponsor, ideologicamente tolto dalla Bossi-Fini, mediante il quale un cittadino garantisce, depositando dei soldi, la venuta di uno straniero in Italia, per dargli il tempo di trovare un lavoro e dar prova delle proprie capacità.
Una delle cose di cui sono grato al Signore è che noi cattolici abbiamo fatto da sponsor al Pope ortodosso per i rumeni e a sua moglie: con gioia constatiamo che tutto è andato bene! Se poi il senatore Matteo, “il fratello dei migranti regolari”, si preoccupasse anche un po’ dei suoi nipoti, cioè dei figli dei suoi fratelli immigrati regolari, direi, dal pulpito, che la politica si sta impegnando a garantire la possibilità di una comunione-integrazione dei minori, che li metta al riparo da ogni discrimine e che ponga le basi per una loro cittadinanza, quando fossero in grado di richiederla personalmente. Citerei anche le altre parole del leader leghista: “Io non voglio politiche sovraniste, ma applicare quello che fanno altri Paesi”. È una buona via per la una vera politica europea dell’immigrazione. Ma mi permangono due paure: l’agitare l’immagine degli “immigrati invasori”, purtroppo, porta voti e, avvicinandosi le elezioni di autunno, ci sarà la solita ondata populistica e allarmistica. Una speranza c’è, perché il senatore Salvini ha raccomandato al ministro della Salute di smetterla con gli allarmismi: un buon inizio, gli allarmismi non servono mai.
E poi, c’è sempre un triste, atavico ricordo: anche Caino era fratello di Abele e quando Dio gliene chiese conto, gli rispose: “Sono forse io il custode di mio fratello”. Ma no: preferisco continuare a sperare in una fratellanza, che nasce dall’Amore universale: “Sono convinto che anche il Senatore Salvini, oltre all’indiscussa intelligenza e abilità politica, il cuore ce l’abbia”. Forse dovremmo approfondire se sia possibile realizzare il bene di uno Stato, l’Italia per esempio, a prescindere dal bene comune dell’umanità. Non si tratta di essere buonisti, ma nessuno si può rassegnare a vivere una vita povera, alle soglie della sussistenza, se vede quella dei ricchi.