Le donne e le cose dell’anima
L’8 marzo è la Festa della Donna. Un’occasione per riflettere senza retorica sul ruolo e l’originalità delle donne nel tempo presente; per valorizzare e mettere in luce la grandezza del genio femminile, per denunciare la violenza e la discriminazione che tante ancora subiscono in molte parti del mondo. L'editoriale del n° 9 di Voce è di don Adriano Bianchi
Ci sono ambiti dove questo cambiamento, questa maggior consapevolezza del genio femminile e della sua identità vengono percepiti in modo ancor più dirompente. In particolare la famiglia, il lavoro e la Chiesa. In questi contesti si discute costantemente del ruolo della donna, dei suoi compiti e della sua originalità, ma forse, non ancora si sono raggiunti punti di contatto equilibrati e soddisfacenti. Il primo è, appunto, la famiglia. L’immagine della donna come custode del focolare domestico e madre amorosa e dedita totalmente all’educazione dei figli è definitivamente tramontata nelle giovani generazioni. Non è che le ragazze di oggi non vogliano (forse domani) diventare madri e avere una famiglia, ma questa non è una priorità, è piuttosto una prospettiva percepita come lontana nel tempo (a volte da realizzare fuori dal tempo biologicamente consentito). In prima istanza c’è la realizzazione personale che non coincide con l’identità della moglie e della madre, che si gioca attraverso un’adeguata formazione culturale e l’inserimento nel mondo del lavoro. Il lavoro, infatti, è il secondo grande ambito in cui le donne di oggi vogliono essere protagoniste. Tanta strada si è fatta e forse altrettanta se ne dovrà fare. Non mancano oggi donne in posti di responsabilità nella politica, nella vita pubblica, nelle aziende, nei sindacati, nella cultura.
La presenza femminile ha inciso sugli stili di vita ed è stata conquistata spesso a caro prezzo dopo anni di discriminazione e marginalizzazione. Oggi le “quote rosa” sono quasi un dato di fatto e non c’è settore della società dove la presenza femminile non sia esibita come segno di maturità e progresso civile. Infine la Chiesa. In questo ambito molto di più resta da fare. Ne sono consapevoli per primi il Papa e i Vescovi. Anche mons. Monari ne ha fatto cenno proprio recentemente in un Consiglio presbiterale. Ancora oggi la Chiesa si chiede quale ruolo possano o debbano avere le donne nella comunità cristiana. Le aperture non mancano così come le parole d’incoraggiamento, ma, nei fatti, è realistico affermare che il protagonismo femminile stenta a trovare forme di presenza originali, senza cadere nel rischio di scimmiottare ruoli clericali. Altresì resta evidente una sorta di complesso d’inferiorità della donna nella Chiesa, che dovrà trovare una qualche soluzione pratica. Per questo servirà alla Chiesa e alle donne cristiane creatività e fantasia dello Spirito particolarmente abbondanti.
Ne va della Chiesa di domani perché se sarà senza le donne, sarà anche senza figli, visto che, nei fatti, sono loro il primo tramite per la trasmissione della fede. Forse nelle cose temporali le donne troveranno prima uno spazio originale, nelle cose dell’anima sarà, invece, tutta un’altra faccenda.