Le donne che hanno fatto l'Italia
Sono studentesse, laureate, operaie, madri... Hanno avuto un ruolo attivo nella Resistenza e poi nella nascita della nostra Repubblica. Senza la difesa della libertà, non ci sarebbe stato uno sviluppo democratico. Sono state un po’ dimenticate da una narrazione tutta al maschile delle vicende storiche che hanno segnato anche il nostro Paese.
Ogni anno il 2 giugno ci troviamo a ricordare un momento fondamentale della nostra storia. Nel 1946 l’Italia dovette scegliere, infatti, il suo destino. Al bivio tra Monarchia o Repubblica, i cittadini imboccarono la strada repubblicana. In quell’occasione si votò anche per eleggere l’Assemblea costituente che con il suo lavoro avrebbe gettato le basi del nostro futuro. Dal voto uscirono i padri e le madri costituenti. Dei 556 deputati, le donne, per la prima volta in Parlamento, furono 21 (nove erano del Partito Comunista, nove della Democrazia Cristiana, due del Partito Socialista, una dell’Uomo Qualunque). Tra queste, una (Laura Bianchini) era bresciana, di Castenedolo. Il suffragio femminile risale però al 10 marzo del 1946, in occasione delle amministrative. E i cittadini di Borgosatollo votarono Alda Arisi: fu la prima donna sindaco nella provincia di Brescia. In pochi, purtroppo, lo sanno.
Cresciuta all’oratorio della Pace, nell’Azione Cattolica e nella Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), Laura Bianchini si impegnò nella Resistenza all’interno delle Fiamme Verdi. Intellettuale, giornalista, politica, parlamentare, educatrice e insegnante: era poliedrica. Il tema fondamentale della sua battaglia politica fu l’educazione (in particolare la scuola non solo come cultura, ma come formazione alle arti e ai mestieri), vero antidoto alla miseria. Considerava l’insegnamento una forma di resistenza civile: gli educatori erano, infatti, fondamentali per formare nei giovani una coscienza civile in favore della libertà e della democrazia. Difese la scuola paritaria in nome del pluralismo sociale e considerò la scuola dell’infanzia come luogo di formazione. Partecipò al progetto di riforma della scuola che prevedeva l’istituzione della scuola media e l’obbligo scolastico fino a 14 anni, ma per l’approvazione si dovette aspettare, nel 1963, Aldo Moro. In questi giorni il Consiglio di Quartiere Chiusure, in collaborazione con la Biblioteca Ghetti, ha cercato di cristallizzare in alcuni pannelli (si possono vedere fino all’11 giugno) le “Madri Costituenti”. Sarebbe bello che ogni Comune si prendesse l’impegno di aggiornare la propria toponomastica per assegnare parchi, vie e piazze a queste figure importanti ma non del tutto note.
Credits
Immagine tratta dalla copertina di «Libere e Sovrane. Le donne che hanno fatto la Costituzione», scritto da Giulia Mirandola, Novella Volani, Micol Cossali e Mara Rossi
Illustrazione di Michela Nanut – Edito da Settenove nel 2020