Le carezze e lo stupore
Quando celebro la Messa in Rsa nel reparto con le nonne e i nonni affetti da Alzheimer capita sempre qualcosa di simpatico, perché qualcuno commenta ad alta voce la predica (soprattutto quando sente parole un po’ strane o è troppo lunga), qualcuno si mette a girare per la stanza, qualcun altro rimane immobile nei suoi pensieri. La vera simpatia, però, nel senso più profondo del termine, avviene con il Signore: il miracolo di sentirli cantare, pregare, ricordarsi delle parole, ritornare ad interagire, permette a loro di essere ridonati a loro stessi in una situazione che profuma di casa e di ricordi finalmente veri.
Non so se mi capiterà di ammalarmi come loro, visto che, in Italia, secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità divulgate in questo mese dedicato alla malattia di Alzheimer, circa un milione e 100mila persone soffrono di demenza (numero destinato a superare i due milioni nel 2050); tra essi, 600mila sono malati di Alzheimer. Mi farebbe paura perdere la mente; ma ringrazio per questa singolare esperienza in cui lo spirito non si perde, nemmeno dentro le fatiche di una malattia oscura. È una lezione pasquale e umana nello stesso tempo: delicata come le loro carezze che, ogni tanto, mi donano, con lo stupore, insieme a loro, di ritrovare anche me stesso.