Le armi italiane in Turchia
Nei primi sei mesi del 2019 l’Italia ha esportato una cifra record di oltre 46 milioni di euro di armi e munizioni di tipo militare alla Turchia. Di questi quasi 5 milioni di euro dalla provincia di Brescia
Nel nord della Siria la popolazione curda muore sotto i colpi dell’offensiva turca. Armi e munizioni provengono anche dall’Italia e dalla nostra provincia. La comunità internazionale si sta muovendo grazie anche all’opinione pubblica che ha sollecitato una presa di posizione netta contro la nuova guerra in atto. “Nei primi sei mesi del 2019 – spiega Giorgio Beretta, analista di Opal e di Rete Disarmo – secondo i dati forniti del commercio estero dell’Istat, l’Italia ha esportato una cifra record di oltre 46 milioni di euro di armi e munizioni di tipo militare alla Turchia. Per la gran parte (oltre 39 milioni di euro) si tratta di armi e munizionamento militare prodotti nella provincia di Roma, ma figurano anche quasi 5 milioni di euro dalla provincia di Brescia”. Il governo di Ankara non si dice preoccupato dalle eventuali sanzioni. Nel frattempo l’Italia ha chiesto all’Unione Europea di bloccare la vendita delle armi. Giusto che ci sia un’azione corale, ma va anche detto che nel nostro Paese una legge (la 185 del 1990) vieta “di esportare armi in zone di conflitto, verso Paesi che violano i diritti umani, o verso cui vi sia il rischio di triangolazioni”. Basterebbe applicarla. Anche se purtroppo, come è già successo con l’Arabia Saudita nel conflitto in Yemen, a volte è più redditizio far finta di nulla.