Lavoro: alla prossima statistica
Gli istituti di ricerca classificano come lavoratori sotto occupati coloro che hanno un impiego non adeguato, in termini di tempo e in termini di coerenza tra competenza e mansione, a quello che si aspetterebbero e di cui avrebbero bisogno.
A Brescia “l’occupazione ha cancellato la crisi” (titolo di giornale dopo l’assemblea generale degli industriali bresciani a metà del mese scorso). Sicuramente rispetto alla media regionale e nazionale i bresciani stanno nel mercato del lavoro con qualche preoccupazione in meno. Il tasso di occupazione è arrivato al 67% . I disoccupati sono il 5,2% (in Lombardia 6%, in Italia 10,6%). E se in regione la disoccupazione giovanile è al 20,8% (32,2% in Italia), nel Bresciano è scesa al 16,3%. Il presidente dell’Aib ha sottolineato con giusto orgoglio che “siamo uno dei territori in Europa a più alto tasso di industrializzazione, e il nostro mercato del lavoro esprime indici in linea con i Paesi più avanzati a livello continentale. Brescia ha saputo riorganizzarsi, modernizzando i processi e valorizzando le figure professionali”. Fine del discorso? Magari! Questa è la solida cornice che inquadra il tema, ma non tutte le tessere del puzzle vanno la loro giusto posto. Quella della valorizzazione delle figure professionali, ad esempio, ha un incastro complicato con l’andamento salariale. Nella classifica che di anno in anno viene redatta in base al calcolo del reddito lordo pro capite, Brescia è trentaquattresima in Italia e penultima il Lombardia. Il collegamento tra andamento occupazionale, stagnazione salariale e sottoccupazione è inevitabile.
Gli istituti di ricerca classificano come lavoratori sotto occupati coloro che hanno un impiego non adeguato, in termini di tempo e in termini di coerenza tra competenza e mansione, a quello che si aspetterebbero e di cui avrebbero bisogno. In Europa, la percentuale dei lavoratori che dichiara di lavorare meno di quanto vorrebbe – che significa anche, ovviamente, avere meno risorse rispetto ai bisogni – è nella media del 5,4%: in Italia è del 12,2%. E se d’istinto vi viene da pensare che la maggioranza di quelli che si sentono sotto occupati è composta da giovani, siete, purtroppo, nel giusto. Ma ci sono anche tante, tantissime donne (i dati, recentissimi, sono stati elaborati dall’Ocse). Tasselli che non si incastrano, come si diceva. Il fatto è che il mercato del lavoro è qualcosa di estremamente complesso ,e che tutte le volte che si pretende di estrarne un aspetto senza tener conto delle connessioni d’insieme, si allontana la possibilità di discuterne seriamente. Ma siamo sicuri che ci sia qualcuno a cui importa? Alla politica vincente del momento si direbbe proprio di no. Le elezioni sono la priorità. Ne riparliamo, forse, alla prossima statistica.