La vita spirituale
Il primo frutto della vita spirituale è amare comunque, dovunque, chiunque. Riconosco la qualità della mia preghiera se questa mi porta a “non giudicare a perdonare e a donarsi
Il primo frutto della vita spirituale è amare comunque, dovunque, chiunque. Riconosco la qualità della mia preghiera se questa mi porta a “non giudicare a perdonare e a donarsi” le tre parole di papa Francesco nella Bolla Misericoridiae vultus. Il secondo frutto è il saper vivere da figlio di Dio nel senso più umano del termine, cioè nell’aver atteggiamenti di figlio nei confronti di Dio, un figlio “adulto” perché capace di responsabilità assumendo compiti e servizi nella Chiesa, nella Parrocchia. Nello stesso tempo questo adulto sa di essere figlio: tutto ciò che fa, dice e vive e per la gioia del Padre, non per la sua. Inoltre come peccatore ha la piena consapevolezza che Dio è padre misericordioso fino all’inverosimile e questo lo rende sereno e fiducioso. Il terzo frutto della vita spirituale è la qualità della vita. La persona umana è complessa. Ha una vita materiale (emozioni - bisogni), una vita intellettuale (ragionamenti - valori) e una vita interiore dove opera lo Spirito.
Ecco un esempio crudo ma efficace: una gravidanza inattesa: al primo livello la persona cade nel panico e si pone alcune domande: “perché a me?”, “Lo voglio/non lo voglio”, “e la mia libertà?”. Il livello razionale si accorge che una legge approvata dallo Stato consente di abortire. La persona comincia a valutare questa possibilità. Questa è la mondanità. Il livello spirituale vede tutto ciò dalla prospettiva di Dio. “Perché Dio vuole dare a me questa sua creatura? Cosa mi sta chiedendo?”. Ecco, la vita spirituale ci pone su di un livello più alto e ci aiuta a trovare risposte non a livello emotivo o razionale ma a livello della fede, nella relazione con Dio.