La vera alleanza tra vita e cultura
La circostanza della Capitale della Cultura è davvero unica e si impone per la sua rilevanza. È l’occasione per fermarci una volta di più a considerare l’importanza della cultura per la società e per coglierne il singolare valore nell’attuale momento storico. Permettete dunque che anch’io condivida con voi qualche semplice convincimento, che vorrei poi trasformare in augurio per le nostre due città e per le nostre due chiese. Mi piace pensare alla cultura come al sapere che fa vivere, o forse meglio, al saper vivere.
Nella cultura il vivere si coniuga con il comprendere, l’esperienza con la coscienza. Potremmo dire che la cultura è l’autocoscienza della vita stessa. All’opposto della cultura sta il non sapere, un’ignoranza che non è interessata a ricercare il senso delle cose. Il nemico da combattere è l’indifferenza, il lasciarsi vivere, la superficialità, la chiacchiera, lo slogan, la battuta, un sentire istintivo. Il vero sentire, che qualifica la persona sapiente, è in realtà qualcosa di molto profondo e di molto complesso. Fonde insieme la mente e il cuore. Domanda un pensiero e lo immerge nel profondo dell’anima, gli dona la carica dell’emozione e dell’affetto.
Dove c’è cultura non c’è il sentito dire ma un onesto convincimento, frutto di una intensa riflessione interiore. Insieme a questo vi è però anche la passione, lo slancio, il coraggio, perché il pensiero vero non è mai pura teoria: è carica che arricchisce la vita. La vera cultura è fermento di rinnovamento per la società, antidoto alla stagnazione e alla mediocrità. C’è un rapporto inscindibile che unisce la cultura e la coscienza. Chi coltiva il vero sapere matura ogni giorno di più un’acuta consapevolezza delle cose, ha il gusto delle grandi domande e l’allergia per le facili risposte. La cultura, infatti, conosce la fatica della ricerca ed è abituata a un ascolto rispettoso dei diversi pareri. Non è altezzosa e arrogante. Si propone in modo pacato, come contributo alla conoscenza della realtà guadagnato con la fatica dello studio e con la pratica costante della riflessione.
La vera cultura è ricca di competenza ma priva di supponenza. Sa bene che l’esperienza del vivere è sconfinata e che c’è bisogno del contributo di molti per raccogliere anche solo qualche briciola di verità. È stato detto – a mio giudizio opportunamente – che la via maestra della conoscenza non è il dubbio ma lo stupore e che alla base del vero sapere c’è il senso dell’ineffabile. Gli uomini e le donne di cultura non sono dei conquistatori o addirittura dei predatori, che si impadroniscono con l’intelligenza della realtà che li circonda: sono piuttosto degli umili esploratori, sempre accompagnati dalla grata ammirazione per quanto sono in grado di scoprire o di creare.
Il vero sapere ha poi una intrinseca dimensione etica, è sempre accompagnato dal senso di responsabilità. La cultura sente il dovere di mantenere alto nella società il livello della giustizia e più in generale delle grandi virtù. Non è pura erudizione, che facilmente gonfia l’io orgoglioso. La vera cultura conosce gli estesi orizzonti del bene, è tensione costante verso la felicità di tutti, ha piacere nel constatare la ricchezza che deriva dal convergere dei diversi saperi.