La testimonianza non è “niente”
Sono ancora molti i bresciani che hanno negli occhi e nel cuore le immagini del Festival della Missione che la città ha ospitato dal 12 al 15 ottobre scorso. Sono state giornate intense, appassionate, ricche e fecondissime. I temi trattati, compreso quello di una politica a servizio dell’uomo, di tutti gli uomini, sono stati coinvolgenti, spesso commoventi, sempre interessanti
Sono ancora molti i bresciani che hanno negli occhi e nel cuore le immagini del Festival della Missione che la città ha ospitato dal 12 al 15 ottobre scorso. Sono state giornate intense, appassionate, ricche e fecondissime. I temi trattati, compreso quello di una politica a servizio dell’uomo, di tutti gli uomini, sono stati coinvolgenti, spesso commoventi, sempre interessanti. Si dice spesso che i cattolici in politica devono essere in grado di “rendere vita” i valori cristiani. Si dice altrettanto spesso dei cattolici in politica che sono pochi e ridotti al ruolo di semplice testimonianza. Semplice? Nella Evangelii nuntiandi del Beato Paolo VI questa semplicità è il fulcro: il mondo ascolta i testimoni, perché essi attestano con la loro vita Chi hanno “visto” e udito. Credo sia per questo che il pontefice bresciano, ben conoscendo quella coerenza e quella confessione di fede fatta di vita quotidiana in Parlamento dal fratello Lodovico e dal padre Giorgio, ma anche da De Gasperi, La Pira, Moro e tanti altri, definì la politica come “forma alta di carità”. Ma oggi, che ne è di questi grandi insegnamenti? Racconto un aneddoto realmente accaduto nella mia parrocchia recentemente. Il sacerdote nell’omelia si sofferma sull’abito nuziale; porta come esempio alcuni luoghi o situazioni in cui l’abito fa la differenza. In Parlamento, per esempio, si entra solo con giacca e cravatta. E chiede a un bambino: sai cosa fanno i parlamentari? Risposta del bambino: “Niente!”. Scatta un fragoroso applauso in tutta la chiesa.
Tutti i partecipanti alla Messa domenicale ridono di gusto. Amici, conoscenti, ci abito da quando sono nato, conosco tutti e tutti conoscono me, mia moglie, i nostri figli: tutti ridono e battono le mani. Ovvio che riguarda anche me: cinque anni a fare niente... Poi penso, forse per rendere meno cocente e amaro l’accaduto: se tutti i sacerdoti e tutte le parrocchie italiane avessero posto la stessa domanda a un bambino in chiesa durante la spiegazione della parabola sul Regno del Vangelo di Matteo, tutti avrebbero risposto”Niente!”? Ho paura di sì. E una risata fragorosa e collettiva dei convenuti al banchetto del Re sarebbe risuonata nelle chiese di tutto il Paese? Ho paura di sì. E dunque a quei bambini, come genitori, familiari, educatori, sacerdoti, stiamo dicendo ormai da anni: la politica, e i cattolici in politica per immediata conseguenza, sono niente. Da alta forma di carità a nullità. Riusciamo, come Chiesa, a farci qualche domanda? Al termine di questa legislatura lascerò la politica e tornerò nel mondo missionario e dell’associazionismo familiare da cui provengo e di cui sento tanta nostalgia. Ho svolto un’esperienza politica che non volevo, non ho chiesto, ho accolto: che non ha cambiato la mia vita, ma mi ha dato la possibilità, per quel poco che ho saputo e potuto fare, di provare a cambiare qualcosa in meglio e in bene nella vita degli altri. Però, se mai mi verrà data l’opportunità, non mancherò di richiamare l’importanza, il valore, la necessità di una presenza testimoniale dei cattolici in politica., pur se, lo so già ora per allora, una risata mi seppellirà. Oppure no: forse se ricominciamo tutti e subito a formare, informare con verità, operare, aiutare, unire, collaborare per una politica del bene comune, chissà, forse nessun bimbo risponderà più “Niente!”. Speriamo!
(Deputato di Democrazia Solidale)