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Brescia
di GUIDO COSTA 10 set 2015 00:00

La solitudine e le difficoltà del sindacato

Qual è la situazione dei sindacati? L'editoriale del n° 33 di Voce è di Guido Costa

È un mare di guai quello in cui si avventura ogni giorno il sindacato. I guai delle aziende chiuse e dei posti di lavoro persi in tanti anni di crisi economica; i guai di un capitalismo industriale protagonista di innovazioni straordinarie ma che nella regolazione dei rapporti con i lavoratori attinge ancora a piene mani all’armamentario del secolo scorso; i guai di riforme, dalla scuola alla pubblica amministrazione, brandite contro insegnanti e impiegati piuttosto che contro discontinuità didattica e dirigenza incapace; i guai della guerra ai corpi sociali intermedi che coinvolge a tutti i livelli i diversi poteri decisionali, impegnati a ridurre all’insignificanza la mediazione sociale.

Ma se fino a ieri ad accompagnare la navigazione del sindacato c’era almeno un sostegno abbastanza diffuso – l’idea che su quella barca c’era qualcuno che si batteva per la difesa dei più deboli, per affermare il valore della partecipazione, per dare respiro alla democrazia – oggi c’è sfiducia e disinteresse. Dieci anni fa (i dati sono quelli dell’indagine Demos) il 30% della popolazione indicava il sindacato come il primo elemento di difesa dei lavoratori, oggi la percentuale si è quasi dimezzata. Dal 2009 al 2015 la quota di popolazione che esprime fiducia nella Cgil è scesa dal 37 al 24%, nella Cisl dal 28 al 20%. Una caduta di credibilità alla quale concorrono in tanti. Il Presidente del Consiglio è il più costante nel dire male del sindacato sottolineandone l’inutilità.

Vi si applica, e la cosa è più comprensibile, il leader degli industriali, anche se loro stessi, passati nella considerazione della gente dal 32,9 al 25,2%, non sono messi gran che bene quanto a fiducia. E poi ci sono le brutte pagine che produce il sindacato stesso. Lo scandalo degli stipendi d’oro di quattro dirigenti nazionali della Cisl è cronaca di questi giorni, festa grande per gli impegnati a tempo pieno nella distruzione dell’immagine del sindacato, disagio profondissimo per iscritti, delegati e responsabili locali che chiedono alla segreteria nazionale di fare immediatamente pulizia. Il sindacato conosce una solitudine che forse non ha mai vissuto prima, ma ciò non significa che la sua sia un’esperienza finita o che deve finire.

Delle sue difficoltà può forse gioire il populismo politico, non i lavoratori, non i cittadini, non i più deboli. In tempi di rapporti sempre più spesso risolti con formule da risponditore automatico, il sindacato è l’unico interfaccia che ancora ascolta e cerca di dare risposte. Anche per questo c’è da augurarsi che possa recuperare autorevolezza e credibilità, per sé e per ciò che è chiamato a fare.
GUIDO COSTA 10 set 2015 00:00