La sincerità nei numeri
Esempio 1. Le traiettorie demografiche dell’Italia, tra denatalità e invecchiamento, dipingono una situazione cui, in tutta evidenza, solo l’accoglienza di svariate centinaia di migliaia di persone all’anno può risparmiarci gravi crisi previdenziali, fiscali e sociali. Secondo dati Eurostat, la popolazione di nascita estera in Italia al primo gennaio del 2022 era di circa 6 milioni e 161 mila persone, ossia il 10.4% del totale. Di queste, quelle nate in un altro stato membro dell’UE erano più di 1 milione e mezzo, per cui la popolazione di nascita extra-UE era il 7.8%. Una quota inferiore, e non di poco, a quelle di Germania (10.9%), Francia (10%), Spagna (12%) e Svizzera (13.3%). Siamo il Paese dell’Europa occidentale con l’immigrazione più bassa da fuori UE, eppure il dibattito politico è dominato dall’agitazione di improbabili “sostituzioni etniche” e “ceppi italici”.
Esempio 2. Per mitigare i rischi climatici e le loro pesanti conseguenze socioeconomiche occorre ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 40-45% entro il 2030 per poi sostanzialmente azzerarle entro trent’anni. Il principale meccanismo per questa transizione è rappresentato da interventi di pricing e di tassazione delle emissioni che sfavoriscano i combustibili fossili e promuovano la massima diffusione delle fonti rinnovabili. Il nostro Paese, come e più di altri, è in forte ritardo, ma gli ultimi governi non sembrano condividere l’urgenza per la trasformazione del nostro sistema energetico, anche perché percepiscono una diffusa impopolarità di prezzi dell’energia da fonti fossili permanentemente più alti.
Esempio 3. Riduzione dell’evasione, aumento dell’IVA e imposte patrimoniali progressive e rigorose sono le ricette più consigliate dagli esperti e dalle organizzazioni economiche internazionali cui prendiamo parte (FMI, OCSE, UME) per rendere più equo ed efficiente il nostro fisco. Eppure, l’elettorato italiano resta talmente allergico a queste soluzioni che le principali forze politiche si guardano bene dal proporle o dall’attuarle seriamente una volta al governo. Potremmo fare altri esempi di conflitto fra gli orientamenti prevalenti nel corpo elettorale e le priorità richieste dalla soluzione di grandi disparità e squilibri. A questo punto o si lavora per ripristinare, dopo trent’anni di demagogia e sfiducia, la corrispondenza tra verità e democrazia, o questo contrasto paralizzerà il nostro sistema decisionale, esponendoci tutti a crescenti rischi di instabilità e crisi.