La sfida di Bonometti
Bonometti, nuovo presidente di Confindustria Lombardia, porta con sé un bagaglio di esperienze consolidate e di indubbio successo, capacità notevoli nel trattare alla pari con la politica e nessuna sudditanza con i “soliti noti” che la rappresentano
I suoi amici dicevano che dopo la presidenza dell’Aib Marco Bonometti si sarebbe preso un giusto tempo di riposo. Ma era labile la previsione e non sufficientemente considerata la sua voglia di prendersi, da un lato la rivincita sulla grande (ma forse piccola) sconfitta nella corsa alla presidenza nazionale e, dall’altro, di imporsi un colpo d’ala che gli consentisse di restare fuori dalla politica (non è novità che centro e destra bresciani gli facessero la corte per indurlo a correre per il Comune capoluogo) e dentro, invece, il suo mondo, che è quello dell’industria che corre e compete, delle cose da fare possibilmente subito, delle sfide da cogliere e da vincere. Accettando la nomina a presidente della potente Associazione degli industriali lombardi, Bonometti ha mostrato, innanzitutto, di che pasta son fatti i bresciani e subito dopo di quali e quante potenzialità dispone la cosiddetta periferia.
Bonometti porta con sé un bagaglio di esperienze consolidate e di indubbio successo, capacità notevoli nel trattare alla pari con la politica e nessuna sudditanza con i “soliti noti” che la rappresentano, idee che spaziano dall’innovazione a tutto campo dell’industria alle cose da fare per dotare la Lombardia di infrastrutture in grado di competere con l’Europa e il mondo. Che lui si proponga per essere un presidente degli industriali e non un inviato di questo o quel mondo industriale a trattare questa o quella convenienza non l’ha ancora detto, ma conoscendolo è probabile lo dica alla prima occasione che gli capiterà.
Dopo di che tutti sapranno che il “provinciale” Bonometti, abituato com’è a misurarsi coi problemi e le aspettative della sua gente, non cederà a nessuno il privilegio di trattare coi sindacati senso e sostanza delle rivendicazioni che intendono sostenere; non eviterà mai di confrontarsi con una Regione che immagina europea e mondiale e assai meno interessata alle piccole autonomie da lucrare nel patteggiamento avviato con Roma; non accetterà mezze soluzioni; non si accontenterà di silenzi assensi ma pretenderà che sulle cose che contano chi è deputato a decidere abbia in bocca sempre e soltanto il “sì” o il “no”. Poi, di sicuro, non si tirerà mai indietro quando in ballo ci saranno criticità da risolvere, speranze da consolidare e generosità da far giungere a destinazione. E farà tutto, ne sono sicuro, con il solito sorriso, forse un po’ guascone o forse soltanto casereccio, buono, spontaneo e sincero.