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di MARIO TOFFARI 30 nov 2017 08:40

La seconda generazione

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L’analisi sociale e pastorale dell’inclusione di queste persone rappresenta una sfida concreta anche per la Chiesa e la pastorale

Il fenomeno migratorio comporta un ridimensionamento continuo del concetto di appartenenza dal punto di vista sociale, psicologico e religioso. I figli dei migranti vivono l’esperienza migratoria in maniera del tutto particolare, diversa rispetto ai loro genitori e presentano delle caratteristiche peculiari che vanno tenute conto nel percorso di inserimento sociale e nella formazione religiosa cristiana. Parrocchie e Oratori hanno ormai una notevole presenza di minori, nati in famiglie di origine straniera. Tale fenomeno sta diventando molto rilevante nel dibattito politico pubblico, ma anche nella riflessione pastorale in vista di risposte concrete. Infatti, il problema dell’autoidentificazione con la cultura dei genitori e/o con la cultura del Paese ospite innesca dinamiche del tutto particolari in questi minori, che influenzano anche la sfera religiosa o il modo di vivere nella comunità cristiana. Le esperienze, per certi versi problematiche dei vari Paesi europei (es. fenomeni di terrorismo in Inghilterra, le banlieues a Parigi), hanno posto il problema dell’esclusione e della marcatura sociale e religiosa di questi ragazzi e giovani al centro del dibattito culturale.

L’analisi sociale e pastorale dell’inclusione di queste persone rappresenta una sfida concreta anche per la Chiesa e la pastorale. La Diocesi di Brescia ha ipotizzato una specie di separazione tra la pastorale degli adulti, per la quale sono previste strutture appropriate in modo da conservare la fede delle varie comunità etniche, e la pastorale dei bambini/ragazzi nati da genitori stranieri, per i quali è previsto l’inserimento nelle parrocchie territoriali dove la famiglia vive. La bontà e la novità di tale approccio fa i conti però due questioni ancora aperte. La prima consiste nel fatto che i bambini generalmente seguono i genitori, soprattutto se sono ancora piccoli e quindi la loro presenza nelle comunità etniche è ancora significativa. La seconda riguarda il rapporto genitori, figli e parrocchie. La formazione dei figli dei migranti è affidata alle parrocchie, che non sempre sono in grado di mediare tra cammino parrocchiale ed esigenze della famiglia migranti. Inoltre i migranti spesso non vedono nella parrocchia territoriale un punto di riferimento per la propria vita cristiana. Tali problematiche rappresentano una sfida aperta da affrontare anche con una riflessione approfondita e multilaterale con l’apporto di più Uffici pastorali: Uffici Migranti, Oratori, Famiglia e Missioni.

MARIO TOFFARI 30 nov 2017 08:40