La pluralità dei volti
Il vescovo Pierantonio domenica 17 ottobre ha aperto il cammino sinodale nella nostra Diocesi; questo momento celebrato in Cattedrale segue l’inaugurazione da parte di Papa Francesco a Roma. Con questa convocazione, il Papa invita la Chiesa intera a interrogarsi su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: “Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Comunione, partecipazione e missione sono i paradigmi per declinare la vita della Chiesa nel nostro tempo.
Già san Giovanni Paolo II nella “Novo millennio ineunte” al termine del giubileo dell’anno duemila affermava: “Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto”.
Le prospettive aperte dal cammino sinodale intrecciano molti aspetti della pastorale attorno ai quali si è discusso, programmato, deciso in questi anni: abbiamo la provvidenziale opportunità di considerare la vita della chiesa nel suo insieme, in modo complessivo; uno sguardo che richiede la pluralità di molti punti di vista, molti occhi, molte intelligenze: la pluralità dei volti. Abbiamo una traccia per non perderci e per non correre il rischio di dissipare energie e motivazioni: 10 punti attorno ai quali aprire luoghi di autentico confronto e discernimento. Questi punti sono per lo più espressi in forma di domande aperte: sarà fondamentale non lasciarsi prendere dall’ansia di trovare necessariamente tutte le risposte, ma viviamo la sana inquietudine che ci consente di non impigrirci, di ricercare sempre i segni dei tempi, di affidarci ai doni che il Signore non fa mai mancare alla sua Chiesa.
Vivremo la prima tappa orientando le domande in modo capillare alle comunità: dedicheremo due sessioni del Consiglio pastorale diocesano a promuovere, organizzare, accogliere il frutto di questo ascolto. Il Consiglio pastorale diocesano è per sua natura luogo di comunione della pluralità delle vocazioni e ministeri della nostra chiesa, ma soprattutto è luogo nel quale l’ascolto può trasformarsi in autentico esercizio della spiritualità di comunione. Il Consiglio contribuirà in modo determinante, e con stile sinodale, ad elaborare un testo da inviare alla segreteria del Sinodo.
Più volte Papa Francesco ha affermato che il mondo vive non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. La crisi pandemica, la crisi ecologica, sono evidenze che questa transizione epocale è in atto e in essa si palesa anche la crisi antropologica: una evidente trasformazione dell’umano carica di incognite e incertezze. La Chiesa non è immune da questa crisi, è impensabile “una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del Popolo di Dio”. Amiamo una Chiesa così, capace di mettersi in cammino e in discussione, una Chiesa che non attende passivamente che la transizione, il cambiamento siano conclusi per ricollocarsi comodamente in un quadro mutato, ma accetta il rischio e la bellezza di muoversi al passo con l’umanità condividendone le incertezze e le sofferenze, ma nella certezza che tutta la storia è chiamata a salvezza.