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Brescia
di ROSSELLA DE PERI 13 giu 2024 09:28

La piccola onestà

Roberto è un negoziante; ordinariamente ha contanti da depositare in banca. Una delle ultime volte, il bancario gli comunica che una delle sue banconote da cinquanta euro (che lui stava depositando) è falsa. Roberto subitamente gli chiede di poterla riavere indietro. Il bancario compiacente, acconsente, rendendosi complice dell’azione che intuisce Roberto farà. Roberto è arrabbiato per essere caduto nell’imbroglio e subito dopo pensa a come potersi rifare: “smercerà” quella banconota usandola con qualcun altro, ignaro naturalmente della falsità.

Per non far torto a nessuno (altrimenti la sua coscienza si farebbe sentire) pensa bene di mescolare nel suo portafogli quella banconota falsa ad altre vere: così sente di non rifarsi deliberatamente su una persona, ma sarà il caso a decidere chi dovrà subire il suo maltolto. Pensa: “Non voglio rimetterci cinquanta euro, ma non voglio essere cattivo da fregare deliberatamente una precisa persona”. Tendiamo a giustificare sempre le nostre azioni, a trovare motivi validi per i nostri comportamenti: questo salvaguarda la stima che abbiamo di noi stessi. Non abbiamo la stessa propensione a capire i comportamenti degli altri: questo non è immediato, ma richiede uno sforzo, che può, però, essere allenato. In questo caso, Roberto si giustifica nel far ricadere la sua frustrazione su un innocente. Molte volte rendiamo capri espiatori le persone con cui abbiamo a che fare, con cui abbiamo rapporti, più o meno profondi.

Essere psicologicamente maturi significa invece anche prendersi sulle proprie spalle il peso di vicende, più o meno gravi, della nostra vita e affrontarle adeguatamente, cercando di non nuocere a nessuno. E se per queste vicende non c’è un onesto o fattibile rimedio, accettarle, farsene una ragione, tollerare la frustrazione che ne deriva. La capacità di tollerare la frustrazione è qualcosa che bisogna cominciare ad imparare fin da piccoli; ed in questo i fondamentali insegnanti sono i genitori con i loro “no” (anche se giustificati), con le piccole privazioni che danno ai loro figli, col non proteggerli troppo o sostituendosi a loro.

Diversamente, molto probabilmente, cresceranno adulti incapaci di gestire al meglio le loro emozioni ed in balia dei loro impulsi. E quando un adulto non è capace di gestire i propri impulsi, i guai sono seri e si manifestano in tutte le relazioni: affettive, lavorative, sentimentali. Gestire la frustrazione può voler dire imparare a sviluppare capacità e crescere in autonomia: di necessità, virtù. Le soluzioni che un individuo mette in atto rispecchiano poi i suoi valori e principi. Come per Roberto.

ROSSELLA DE PERI 13 giu 2024 09:28