La paura e le scelte
Nel cuore di genitori, comunità, oratori, c’è, prima di tutto, la paura di non farcela, di essere impotenti, di doverci rassegnare. È impossibile non provare paura, ma è insensato lasciarle l'ultima parola, perché ferisce a morte e, spesso, uccide
I fatti di cronaca sui nostri ragazzi e oratori occupano non solo i giornali ma, anche e soprattutto, i nostri cuori. Nel cuore di genitori, comunità, oratori, c’è, prima di tutto, la paura di non farcela, di essere impotenti, di doverci rassegnare. Un ragazzo poco più che maggiorenne arrestato perché spaccia falsa felicità, anche in oratorio, fa venire freddo.
Non c’è giudizio, perché le tante persone che educano meritano tutta la nostra stima e ce l’hanno. Ma il ragionamento di paura è più perverso: se non mi posso più fidare nemmeno di tutto quello che l'oratorio fa e offre, dove porto mio figlio? Lo tengo rinchiuso in camera, per altro alla mercé di connessioni sempre più veloci ma senza una direzione? È impossibile non provare paura, ma è insensato lasciarle l'ultima parola, perché ferisce a morte e, spesso, uccide. Se non adesso, perché placarla con decisioni forti risolve il problema immediato, presenta il conto poi, ovviamente, con gli interessi da usuraia: costruire una gabbia spessa e impenetrabile intorno ai nostri ragazzi, pensare di proteggerli in una sorta di campana di vetro è una scelta che serve a mettere a tacere la nostra coscienza, ma non legge la realtà abitata dai figli. Che fare? La paura è forte e richiede immediatezza. Il cammino educativo è dolce e riposa su tempi lunghi. Non si tratta di ascoltare l'una ed eliminare l'altra, ma di usare il giusto mix perché la paura non si prenda tutto e il cammino educativo (l'unico che risolve in radice ogni passaggio di crescita) non sia sguarnito. Reagire alla tentazione dello stare fermi: siccome chi educa è esposto a situazioni di difficoltà, c'è sempre più gente che teorizza la stasi come la soluzione per sopravvivere.
Si fa fatica, spesso ci si dà da fare moltissimo e si ricevono pesci in faccia al posto della riconoscenza e della solidarietà. Ma siamo padri e madri e diamo la vita: non importa quanto sia capito, l'importante è che la vita non manchi. Non isolarsi nelle scelte educative. Solo apparentemente le nostre famiglie sono più forti a rimanere autonome. C'è un mantra a cui credo sempre meno: è tutta colpa della famiglia! Ma mi capita di incontrare sempre più famiglie brave, con genitori dediti alla cura dei figli, con un tasso di attenzione educativa aumentato. Ma sono, probabilmente, aumentate anche le occasioni di male, la facilità di cadere in situazioni da cui è difficile uscire.
Infine, mai senza i ragazzi. Occorre la loro testa, perché non sprechino l’intelligenza che hanno. Occorre il loro cuore, perché sentano dove sta il bene. Occorrono i loro muscoli, perché provino a costruire qualcosa di bello. Se un processo educativo è solo una serie di cose dette e non di esperienze condivise, qui stiamo fallendo. Solo di questo dobbiamo avere paura.