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di ADRIANO BIANCHI 13 ott 2016 08:35

La parrocchia nel tempo della prova

Le parrocchie senza problemi non esistono... L'editoriale del n° 38 di "Voce" è di don Adriano Bianchi

Le parrocchie senza problemi non esistono. Non esistono le diocesi, le comunità religiose, le istituzioni, gli oratori, le associazioni, i gruppi ecclesiali senza questioni da affrontare, passi da compiere, tensioni e posizioni contrastanti. Sarà a causa del peccato originale che ci portiamo dentro, ma la perfezione non è di questo mondo. La Chiesa dei perfetti non c’è in terra, non c’è in Vaticano, non c’è a Brescia e nemmeno a Molinetto di Mazzano.

C’è invece la Santa Chiesa di Dio fatta di uomini, spesso peccatori incalliti, che da un lato cercano di fare meno danni possibili e dall’altro, pur impastati delle cose della terra, non smettono di guardare al cielo sperando che, con i gesti e le parole della loro vita, nel mondo resti evidente qualcosa della trasparenza del Vangelo. È la missione dei cristiani. Proprio la Chiesa, e la parrocchia in specifico, sono il luogo “dedicato” a rendere possibile questo difficile compito. Lì siamo stati rigenerati alla vita nuova nel battesimo, lì ascoltiamo la Parola di Dio e ci cibiamo del Pane della vita. Da lì partiamo per portare nel mondo qualcosa della vita divina di Gesù che ci è stata donata. Non sembri un discorso vago, più o meno teologico o spiritualoide; vuole essere una riflessione che evoca lo sfondo, il quadro di riferimento senza il quale della Chiesa non si capisce nulla. Perché se la Chiesa non è tutto questo la comunione ecclesiale risulta solo essere l’ardua ricerca di equilibri sociologici o pscicologici; i ruoli del vescovo, del parroco e dei fedeli si percepiscono come quadri di una fredda gerarchia militare; le attività sono il mero risultato di una più o meno buona organizzazione e le inevitabili tensioni appaino lotte di potere da portare a termine fino all’annientamento dell’avversario. Di una Chiesa così lo Spirito Santo si dovrebbe preoccupare seriamente. È lo sfondo che ci aiuta a collocare meglio quanto si è consumato in questo ultimo tempo a Molinetto di Mazzano che non è una parrocchia, tra quelle bresciane, né migliore né peggiore di tante altre e non ha problemi così grandi da non poter essere affrontati. Eppure a Molinetto c’è stato uno strappo grave della comunione ecclesiale.

Il modo con cui si è svolta la vicenda della casa di riposo, dove il parroco è per statuto presidente, e che si è conclusa con le sue dimissioni e la partenza dalla parrocchia, ha innescato un processo nella comunità che ha tracimato in un clima di divisione che ha coinvolto il parroco, la gente e perfino il vescovo. Una ferita per la Chiesa bresciana, forse non la prima, ma dolorosa perché volutamente amplificata.

Al di là del caso specifico, come non lasciarci interrogarci come pastori, presbiterio e comunità cristiana da episodi più o meno simili a questo? Non dimentichiamo che, anzitutto, abbiamo bisogno di pastori sapienti e prudenti. Chi cade nella tentazione di affrontare le sfide che gli stanno davanti agitando pubblicamente diritti veri o presunti, ergendosi ad agitatore di popoli per ottenere risultati insperati, usando la forzatura come stile, a ragione o torto, non appare né sapiente né prudente. Scambia il coraggio per avventatezza e spesso non pensa alle conseguenze dei suoi atti (Grillo e Salvini potrebbero rappresentarne il modello). Ma questo a che giova? L’invocazione allo Spirito Santo perché non smetta di donarci pastori se non santi almeno ricchi di fede, buon senso ed equilibrio, è d’obbligo. Altresì come si sente il presbiterio quando si subiscono queste crisi? Deluso, ferito, frustrato. In un tempo in cui la buona fama del clero è merce sempre più rara certi racconti non fanno bene a nessuno da qualunque parte stia la verità. Il presbiterio dovrebbe essere una comunità di fratelli e amici che nel vescovo riconosce la paternità di Dio e non la sferza del comandante in capo. Il vescovo Luciano ha in questi anni parlato ai preti di questa comunione mille e mille volte. Ha parlato, ha scritto, ha dato fiducia ai preti, qualcuno direbbe in maniera “quasi eccessiva”. Molti preti bresciani potrebbero darne testimonianza, anche se molto resta ancora da costruire. Infine ci dobbiamo chiedere cosa resta in una comunità quando la prova l’attraversa. Non c’è dubbio che oggi Molinetto sia una comunità ferita, arrabbiata e delusa. Preghiamo, allora, per questa comunità parrocchiale, per chi è andato e per chi resta. Chiediamo il dono di un cuore pacificato per tutti coloro che dovranno affrontare con più lucidità i problemi aperti. Lo Spirito Santo doni a ogni parrocchia la maturità nella fede, quella che nasce dall’umiltà, dal rispetto e dalla capacità di sopportare, se non riusciamo ad amare, anche chi non la pensa come noi. (


ADRIANO BIANCHI 13 ott 2016 08:35