La nostra antipatia a favore di telecamera
La lista degli orrori che navigano sul web è lunga. A favore unicamente delle telecamere. Ma a danno della vita umana e della sua dignità
La lista degli orrori che navigano sul web è lunga. Il killer dell’Isis che in diretta web decapita uomini e donne inginocchiati per terra? Già fatto. La distruzione del tempio di Baal Shamin a Palmira, in Siria? Già fatto. Il bambino jihadista arruolato tra le fila del Califfato con il kalashnikov in una mano e nell’altra il segno della vittoria? Già fatto.
Ma ad offrire a Facebook e a Youtube il palcoscenico ideale per le riprese non sono solo le zone di conflitto. La vita, soprattutto nei suoi momenti più privati, tira anche nel più edulcorato mondo occidentale. C’è la ragazza malata di tumore terminale che annuncia al mondo la data in cui si farà iniettare il siero della dolce morte. C’è anche la nascita di un bimbo in sala operatoria ripresa dalle telecamere con il papà che taglia il cordone ombelicale e le lacrime di commozione dei parenti fuori in corridoio.
I “complimenti” amari oggi vanno dunque al killer della Virginia. Perché in un tempo in cui i social network permettono a chiunque di sdoganare l’impensabile, non è facile alzare la stanghetta del pudore collettivo per sorprendere e colpire nel profondo con l’unico scopo di accumulare più clic e follower possibili.
Speriamo allora di non dover fare più i complimenti a nessuno per aver inventato una nuova ed efferata deriva dell’immagine. A favore unicamente delle telecamere. Ma a danno della vita umana e della sua dignità.