La missione si trasforma e ci cambia
Siamo stati molto bravi a incontrare culture, lingue e tradizioni diverse in missione, ma fatichiamo a metterlo in pratica da noi
Siamo venuti in Burundi per avere ragioni nuove e intelligenti che diano senso alla missione agli estremi confini della terra. La missione intesa in senso classico appartiene al passato. Siamo chiamati a dare continuità alle opere iniziate dai nostri missionari. Nel caso del Burundi e, in particolare di Kiremba, stiamo lavorando a una piena assunzione di responsabilità da parte della diocesi locale dell’ospedale e stiamo lavorando a un’autonomia sostenibile, nell’ordinarietà, della struttura.
La nostra presenza sarà sempre più risicata. Basti pensare che ad oggi ci sono 500 fidei donum italiani in servizio presso altre Chiese, mentre ci sono 1500 fidei donum di origine straniera in servizio in Italia. Allargando lo sguardo, l’essere presenti in terra di missione significa anche cercare delle chiavi di lettura importanti per capire quali siano le ragioni per cui i popoli lasciano le loro terre per raggiungere la nostra terra. Il senso della nostra presenza si spiega anche con il tentativo di imparare a dialogare con culture e tradizioni diverse. E questo poi lo dobbiamo giocare sul nostro territorio in maniera consistente. Siamo stati molto bravi a incontrare culture, lingue e tradizioni diverse in missione, ma fatichiamo a metterlo in pratica da noi.