La Messa non è finita
Questo tempo è solo apparentemente a-liturgico, ma realmente è sempre orante in quanto, “la vita spirituale tuttavia non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia"
Il provvedimento del vescovo Pierantonio in comunione con tutto l’episcopato italiano di sospendere le celebrazioni liturgiche per impedire il contagio del coronavirus, ha suscitato stupore, consenso, ma anche amarezza tra i fedeli e pure qualche polemica urlata sulla piazza virtuale.
Certo, fa una certa impressione vedere una chiesa vuota e desolata. Ma pure il sepolcro di Gerusalemme venne trovato vuoto dalle donne giunte di buonora sul luogo della sepoltura di Gesù. Ci deve consolare quindi sapere che il Risorto è in mezzo a noi e il culto divino per la salvezza del mondo intero è assicurato dalla celebrazione di tutti i parroci, senza concorso del popolo, nei monasteri e nei conventi. Oltre a ciò, non possiamo dimenticare che in altre parti del mondo la celebrazione dell’Eucarestia è garantita in comunione con tutto il popolo di Dio. Il fatto è che questo inaspettato provvedimento ci ha colti pastoralmente impreperati. La tradizionale concezione che il culto liturgico si identificasse con sola celebrazione presieduta da un sacerdote, ha subìto una scossa tale rivelare il suo limite, ma anche le sue opportunità. Parroci e operatori pastorali non mancano di offrire sussidi per la celebrazione della Liturgia delle ore, che è l’attuazione più alta della dimensione orante affidata da Cristo ai suoi discepoli; si prodigano per offrire modelli per la celebrazione della Parola di Dio in famiglia o le preghiere proposte dal Benedizionale per santificare il tempo, le persone e le cose, con una liturgia domestica presieduta da un laico: dal nonno, dal papà o dalla mamma. Anche la Messa è assicurata in televisione o sui tanti social. Ci troviamo ad operare in un “ospedale da campo” come ebbe a dire Papa Francesco dove ognuno è chiamato ad agire secondo le proprie forze e possibilità in questo tempo che solo apparentemente è a-liturgico, ma realmente sempre orante in quanto, “La vita spirituale tuttavia non si esaurisce nella partecipazione alla sola liturgia. Il cristiano, infatti, benché chiamato alla preghiera in comune, è sempre tenuto a entrare nella propria stanza per pregare il Padre in segreto (…) L’Apostolo ci insegna anche a portare continuamente nel nostro corpo i patimenti di Gesù morente, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Per questo nel sacrificio della messa preghiamo il Signore che, “accettando l’offerta del sacrificio spirituale “, faccia “di noi stessi un’offerta eterna”. (SC 12)