La memoria non serve...
Rosa ha 87 anni. È stata sempre molto inserita nella vita sociale del paese. Tutte le mattine andava a prendere il pane e spesso si trovava alle dieci, per un accordo implicito, con le sue amiche al bar vicino al fornaio. Le piaceva molto viaggiare, per cui partecipava a quasi tutte le gite organizzate dalla parrocchia o dal Comune
Rosa ha 87 anni. È stata sempre molto inserita nella vita sociale del paese. Tutte le mattine andava a prendere il pane e spesso si trovava alle dieci, per un accordo implicito, con le sue amiche al bar vicino al fornaio. Le piaceva molto viaggiare, per cui partecipava a quasi tutte le gite organizzate dalla parrocchia o dal Comune. Era inserita nel gruppo missionario: faceva cose di vario genere da inviare a suore in Africa. Era di una precisione incredibile nel confezionare ed aveva buon gusto. Era una delle donne più eleganti del paese: sobria, ma capace di andare in tailleur a prendere il pane. Era sempre sorridente: per questo era ben voluta da tutti; anche perché era molto dolce: tollerante e paziente con tutti.
Non amava pettegolare. L’età avanzava, per lei e per le sue amiche; a poco a poco il gruppetto si sciolse: chi era malandata fisicamente, chi non c’era più con la testa, chi deceduta. Lei era la superstite ancora in gamba e la domenica pomeriggio andava a trovare ora un’amica, ora l’altra. Di un’amica con demenza, al ritorno diceva: “Non vado più a trovarla: ripete sempre le stesse cose!”. E sorrideva, come per dire: “Pazienza!”. E continuava ad andare a trovarla. Poi Rosa cominciò a dimenticarsi sempre l’ombrello dal fornaio e non sapeva proprio dove potesse essere. Pagava sempre con 50 euro anche le piccole spese, non sapendo più contare i soldi e temendo di non averne a sufficienza. Si faceva ripetere molte volte dalla nuora, a cui comprava giornalmente il pane, quanto ne voleva. In gita, i figli l’affidavano sempre a qualcuno, perché tendeva a disorientarsi nello spazio...
E così cominciò anche per Rosa il classico iter: centro diurno e l’essere badata a turno dai figli per buona parte del resto del tempo. E poi, la presenza costante della badante. Rosa riceveva sempre più raramente visite dai conoscenti, fino all’assenza totale. Le ultime visite erano connotate dalla conversazione con i suoi parenti, più che dall’attenzione a lei. Era come se a lei non valesse più la pena di farle visita perché tanto, un attimo dopo, si sarebbe già dimenticata di quella visita. Ma con una persona che non ha memoria l’obiettivo non è quello che lei si ricordi: questo è un obiettivo irraggiungibile. Una persona che non ha memoria vive solo nel presente ed è quindi il presente che bisogna renderle sereno. Bisogna cercare di darle serenità in quell’istante. E per questo non serve che lei abbia la memoria o sappia ragionare. Per questo vale ancora la pena di farle visita.