La maturità semplificata
Esattamente un anno fa, in piena pandemia, da studente di ragioneria al quarto anno iniziavo a ipotizzare come sarebbe stato il mio esame di maturità. Innanzi tutto mi domandavo se il Covid-19 sarebbe stato sconfitto e se finalmente avremmo potuto trascorrere un’annata scolastica in piena normalità. Trascorsi questi 365 giorni, l’unica cosa cambiata è la mia età. La situazione è incredibilmente identica: lezioni da casa, scuole chiuse e un esame di Stato meno corposo. Questa decisione di alleggerire l’esame di maturità è sicuramente vista dalla gran parte degli studenti come una cosa positiva. Una prova di Stato senza gli esami scritti è sicuramente un vantaggio non indifferente, anche per i più ipocriti che lo negano. La preoccupazione, l’ansia e le energie da dedicare all’esame si riducono e ci permettono di pensare all’unica prova che dovremo sostenere, ossia l’interrogazione orale. Sebbene da un lato alla notizia dell’esame ridotto abbia chiaramente esultato, dall’altro lato mi ha portato a fare una considerazione più profonda. Obiettivamente questo esame “semplificato” è una sconfitta per tutto il sistema scolastico italiano in generale. Tutte le falle della macchina scolastica sono venute a galla. La gestione dell’intera annata è stata pessima e il diritto all’istruzione non è stato garantito, almeno non come dovrebbe essere in uno Stato di diritto. L’incapacità delle istituzioni di garantire una buona istruzione a milioni di studenti andrà a riflettersi sulle competenze. In un mondo odierno dove il mercato del lavoro è sempre più incerto e pieno di imprevisti, milioni di studenti saranno condizionati dal fatto di aver ottenuto la maturità in maniera atipica e facilitata. La gran parte degli stundenti dotati di buon senso avrà pensato al proprio futuro, impegnandosi e studiando anche tra le difficoltà della didattica a distanza e di quei brevi periodi passati in presenza a scuola. Quest’ultima sfida sarà decisiva per il futuro, ma credo che sarà più facile rispetto che alle ultime due annate scolastiche. L’appello per i miei coetanei è quello di impegnarsi al massimo e di vedere l’esame come occasione per dimostrare le nostre capacità ad una Scuola italiana che ci ha disinsegnato e diseducato.