La logica di Cellino
Il presidente Cellino colpisce ancora. Lui ha ben chiaro quello che vuole e come lo vuole. Proprio per questo cambia a piacimento le pedine con cui giocare
Il presidente Cellino colpisce ancora. Lui ha ben chiaro quello che vuole e come lo vuole: vuole andare in Serie A con una squadra “come dice lui”. Proprio per questo cambia a piacimento le pedine con cui giocare; e anche i giocatori e i dirigenti devono condividere il progetto rispettando le modalità e i tempi del presidente. A noi comuni mortali pare illogico sostituire l’allenatore Marino in questo momento: sta conoscendo meglio i giocatori e trasmettendo pazientemente il suo stile di gioco. A noi pare illogico interrompere un progetto iniziato solo tre mesi fa con il cambio di allenatore da Boscaglia a Marino in virtù di un progetto a lungo termine. Ma a molti, pare ancora più illogico che mister Boscaglia abbia accettato di tornare ad allenare il Brescia. Se non andava bene prima perché riprenderlo adesso? Altri: è una scelta col sapore della minestra riscaldata! Ed aggiungono: dovrebbe avere più dignità Boscaglia e non accettare di tornare dopo essere stato cacciato. Cellino non può fare quello che vuole! In verità, la minestra riscaldata è meglio del piatto vuoto o di un pollo bruciato. Ma soprattutto proviamo a comprendere perché è più importante per un allenatore rimettersi in gioco piuttosto che filosofeggiare di etica e di morale. In primis: un allenatore senza squadra deve uscire velocemente dall’infinito oblio del nulla! Vive col peso di non lavorare perché è ritenuto un’incapace. Se non allena non è nessuno: ne per gli sportivi, ne per i giornali, ne per se stesso! Avete presente quanti allenatori con ottime capacità sono a casa senza lavoro in attesa che qualcuno si ricordi di loro? E come vivono questo momento? Frustrazione e delusione!
Roberto Boscaglia è tornato non soltanto per doveri contrattuali ma perché dentro di lui c’è ancora il fuoco, la passione che lo costringe a stare sul tappeto erboso. Ah, benedetta passione sportiva che rende insoddisfatti quando non si è protagonisti, quando non si vince, quando non si è applauditi. C’è poi in ogni allenatore (come in ogni educatore) il bisogno profondo di realizzarsi trasmettendo ai giovani il tesoro presente ed accumulato con tanta fatica e tanti sacrifici: il sapere tecnico, le piccole astuzie come l’entusiasmo e l’eterno anelito alla vittoria. Valori che non possono rimanere troppo a lungo nel congelatore. Ora aspettiamo i risultati per essere certi che le intuizioni di un presidente e le passioni di un allenatore appartengono alla magia dello sport.