La lezione di Onida
L’ideologia del costituzionalismo affronta il tema del potere politico e dei suoi limiti: il suo esercizio deve essere limitato da regole scritte atte ad evitare l’arbitrio. Il legislatore e la magistratura sono vincolati al rispetto della norma giuridica contenuta nella Costituzione. Maestro del costituzionalismo democratico italiano fu il prof. Valerio Onida, il cui pensiero è stato ricordato da Giuliano Amato, presso l’Università degli Studi di Brescia nel recente convegno “La Costituzione, la legge, la Corte - il ricordo di Valerio, visto da vicino”, insieme al prof. D’Andrea, ex allievo di Onida. Secondo Amato, Onida con il proprio costituzionalismo voleva estrapolare i principi di fondo della Costituzione: la sua missione era l’universalismo, lo scovare il buono che esiste nell’essere umano, la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Il maestro visse di diritti e doveri: la sua frase ricorrente era: “I diritti degli altri sono i miei doveri”, voleva il rispetto della dignità, perciò egli può essere definito costituzionalista “di prossimità”.
Amato, laico socialista e Onida, componente della Fuci, appartennero a diversi ambienti rimanendo amici: entrambi cercavano di capire la Costituzione, ma mentre Amato entrò in politica, Onida se ne ritrasse. In comune i due studiosi avevano opinione favorevole sulla figura delle Regioni e della loro autonomia, pur con i difetti che tale sistema porta. Onida si lamentava spesso del fatto che la magistratura fosse troppo favorevole allo Stato rispetto che all’ente territoriale: in questo senso anticipò il prof. Sabino Cassese, un tempo sostenitore - poi pentito - del centralismo. Onida, sottolineando il primato della Costituzione, contestava la disapplicazione che ne veniva attuata da parte dei funzionari pubblici (ad esempio sul tema della normativa carceraria e del necessario rispetto dei detenuti, anche con riferimento al sovraffollamento dei luoghi di pena) ed invocava l’intervento della magistratura. Fu contrario alla riforma costituzionale referendaria proposta da Renzi, denunciandone la forma coercitiva dei quesiti posti ai cittadini. Sul tema della separazione dei poteri si batté per evitare il potere abusivo della magistratura, quando si trasforma in governo. Sul tema della degradazione della politica attuale, pensava che essa derivi dalla rottura del circuito fra politica e cittadini, tra rappresentanti e rappresentati, equilibrio una volta garantito dai partiti ed oggi sostituito dai cosiddetti “comunicatori”, i quali non costruiscono i cambiamenti sostanziali, ma rispondono solo alle esigenze nel breve periodo, indebolendo la democrazia. Secondo Amato solo il terzo settore può migliorare la politica, sfruttando anche il patrimonio lasciato da Onida.