La lezione del cuore
La voce di Anna è emozionata, ma non tanto per la presenza della gente che affolla l’incontro, quanto per la domanda che riguarda la mamma, malata di Alzheimer e curata in casa: “Alcuni dottori mi hanno detto che dovrei dimenticare di avere una mamma, di non considerarla più come mia mamma, per quietarmi e gestire meglio la situazione. Ma io non ce la faccio. Lei cosa mi dice?”. La simpatia e l’empatia del prof. Trabucchi, esperto di queste malattie devastanti, arriva dritta al cuore: “Chiunque le abbia detto questo, è un poco di buono”. E continua: “Sua madre è lì, c’è, esiste, con la sua storia e il suo corpo. E con il bene che lei le dona”.
Mi emoziono per questa lezione umana da parte di un medico che sogna e lavora per una scienza attenta alla totalità della persona. Il problema, però, non è solo lì, perché al volo penso a quante volte noi stessi releghiamo chi è debole ed anziano e lo dimentichiamo. A quanta fatica facciamo per creare una rete di comunità a sostegno delle famiglie che vivono il dramma della malattia e a cui basterebbe un piccolo aiuto per respirare un po’. Spero di non dimenticarmi la domanda di Anna e la risposta del professore, per evitare l’Alzheimer ancora più grave, quello che ci fa dimenticare, con troppa disinvoltura, di volerci bene.