La lentezza costa
Nel mese di gennaio a Roma, presso la Corte di Cassazione, si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, condotta dall’avv. Francesco Greco, presidente del CNF, Consiglio Nazionale Forense, l’organismo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura italiana, alla presenza del Presidente della Repubblica, del Capo del Governo e delle più alte cariche dello Stato. È stata l’occasione per conoscere le attenzioni e le preoccupazioni che animano gli avvocati italiani.
Le recenti riforme della giustizia - secondo il CNF - hanno portato ad un allarmante allontanamento dell’attività dei giudici dai principi fondanti del nostro sistema giuridico e dai cittadini. L’allarme investe nodi fondamentali della politica giudiziaria. Innanzitutto il tema della separazione delle carriere tra magistratura giudicante - il giudice imparziale nell’interpretare la legge, decidere i casi propostigli - e requirente - il “Pm” o Pubblico Ministero, che difende l’interesse pubblico contro il singolo cittadino. Si teme il passaggio da un ruolo all’altro: il Pm diventando giudice potrebbe mantenere la “forma mentale” di accusatore, anziché rimanere imparziale (art. 111 della Costituzione: accusa e difesa devono essere equidistanti dal giudice). Un altro tema trattato riguarda la necessità di aumentare i magistrati: in Italia esistono 11,86 giudici professionali ogni 100.000 abitanti, a fronte della media europea ove invece ne esistono quasi il doppio (22,2 giudici su 100.000 abitanti).
Tali differenze si riflettono sui tempi dei processi. La lentezza costa al Paese 2 punti di Pil: il CNF propone che lo Stato investa lo 0,50 % di quel 2%, destinando risorse all’aumento dell’organigramma dei giudici. Nel rito civile (le questioni private, economiche, commerciali) le recenti riforme hanno allontanato dai tribunali gli avvocati e quindi i cittadini: è il paradosso di un “processo senza il processo”. Nata durante l’emergenza del Covid, la “cartolarizzazione del processo” (il definire i processi attraverso atti scritti senza udienze) oggi è la regola. Si è persa “l’oralità” che consentiva al giudice di incontrare gli avvocati e le parti. Anche nel processo penale alcune riforme (d.lgs. n. 150 del 10.10.22 c. 1 quater art. 581 cpp) ledono il principio inviolabile della difesa: si ostacola quella dei cittadini meno abbienti. Secondo il Presidente della Repubblica occorre recuperare prestigio alla funzione della giustizia, allineandola agli standards europei. Il CNF creerà una commissione per migliorare la preparazione degli avvocati italiani, auspicandosi che anche la magistratura riveda le proprie prerogative.