La lente dell'arte
Il ritorno del Festival della Pace è una buona notizia per una comunità, quella bresciana, che non si stanca di credere e lavorare per la pace. La guerra a pochi chilometri dai nostri confini ci ha costretto ad allargare il nostro sguardo, anche se spesso dimentichiamo quanto succede da tempo, e lontano dai riflettori, anche in Yemen, in Somalia o in tutto il Medio Oriente, solo per fare alcuni esempi. Il Festival presenta molti appuntamenti per scoprire la relazione tra guerra ed economia e assegna anche un Premio che vuole essere un incoraggiamento per tanti. Nell’edizione 2022 sarà riconosciuta la testimonianza del gesuita Francisco De Roux, 79 anni, che ha visto da vicino l’effetto fratricida di 50 anni di conflitto in Colombia; viene assegnato (alla memoria) anche il Premio a Roberto Cucchini che ha fatto della ricerca della pace una ragione di vita. Ancora una volta sarà l’arte dissidente a calamitare maggiormente l’attenzione. Dopo il focus sulla Turchia e sulla Cina, tocca ora alla Russia con Victoria Lomasko che con il linguaggio dell’arte offre un viaggio attraverso la storia sociale e politica, dal 2011 a oggi, del regime di Putin. Consapevoli che affidarsi esclusivamente alla logica delle armi rappresenta il fallimento della politica, la paura del nucleare ha portato nelle ultime ore anche tante associazioni e organizzazioni, tra cui le Acli, l’Azione Cattolica e Mcl, a rilanciare l’impegno per il disarmo. E fin qui l’attenzione a quello che succede attorno a noi, ma come possiamo diventare concretamente operatori di pace? Prima di tutto, come ha detto il Papa all’Angelus della festa di Ognissanti, “occorre disarmare il cuore. Sì, perché siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi, uno contro l’altro, con parole taglienti, e pensiamo di difenderci con i fili spinati della lamentela e con i muri di cemento dell’indifferenza; e fra lamentela e indifferenza ci difendiamo, ma questo non è pace, questo è guerra. Il seme della pace chiede di smilitarizzare il campo del cuore”. A ciascuno di noi è stato affidato un compito: “Lì dove viviamo, studiamo e lavoriamo, portiamo tensione, parole che feriscono, chiacchiere che avvelenano, polemiche che dividono? Oppure apriamo la via della pace: perdoniamo chi ci ha offeso, ci prendiamo cura di chi si trova ai margini, risaniamo qualche ingiustizia aiutando chi ha di meno? Questo si chiama costruire la pace”.