La guerra non è l'ultima parola
Il nome Nikolajewka a noi evoca solidarietà, servizi ai più deboli, ricordo grato, impegno per garantire nel centro di eccellenza di Mompiano una vita più dignitosa a chi è segnato fortemente dal limite. A guardare la storia Nikolajewka fu un massacro annunciato e inutile, come tutte le guerre: in terra russa i battaglioni alpini decisero di sacrificarsi per permettere di fuggire al maggior numero possibile di altri commilitoni. Chi tornò a casa fu segnato per generazioni da ferite, fuori e dentro. Grazie anche all’opera intelligente e decisa dei cappellani che accompagnarono tutta quella gente, da quell’esperienza nacque tanta solidarietà organizzata in opere e fondazioni: non si volle lasciare alla memoria del massacro l’ultima parola, con la consapevolezza, più o meno esplicita, che la guerra non può essere mai l’ultima parola. La simpatia a pelle di cui godono, nei nostri paesi, gli amici alpini nasce da questa più profonda simpatia: hanno troppo patito insieme per non reagire con un’opera più grande di bene, di solidarietà, di pace. Si fa così da noi, se si vuole andare oltre il non senso di ogni scontro. È l’unica possibilità, alla lunga, per vincere tutti. Sarebbe bello riscrivere, oggi, questo pezzo finale di storia.