La fame
Un giornalista osserva Aisha. Aisha non sa cosa dare da mangiare al suo bambino. Il suo bambino piange per la fame. Una vicina le regala sterco secco per accendere il fuoco e, così, Aisha mette un bastoncino e qualche foglia in un pentolino e fa finta di cucinare una minestra. Dice al figlio: “Dormi, intanto che la mamma ti prepara la pappa”. E spera così che lui smetta di piangere e si addormenti. Aisha non risolve così il problema di cosa dare da mangiare a suo figlio, ma almeno guadagna tempo. E spera di recuperare nel frattempo qualcosa.
Per tante mamme e papà nel mondo l’unico pensiero che hanno quando si svegliano il mattino è come trovare qualcosa da mangiare per i loro figli e, se possono, secondariamente, anche per se stessi. Le loro vite sono permeate, totalizzate da questo unico pensiero. Non possono avere sogni, progetti, perché i sogni costano, per i progetti bisogna investire. E da investire non hanno niente. Il giornalista intervista una donna che, continuando a battere in un mortaio, riduce in poltiglia del miglio, ne fa una pallina e, ogni giorno, tutti i giorni, questa pallina di miglio è l’unico tipo di cibo di cui si nutre lei e la sua famiglia. Il giornalista stupito le chiede: “Ma voi mangiate tutti i giorni una pallina di miglio?!”. E la donna risponde: “Sì…se abbiamo il miglio”. Alla faccia della dieta variegata, indispensabile per far star bene il corpo, per un normale sviluppo cognitivo ed avere una buona qualità di vita.
E quando una madre porta suo figlio in fin di vita dai medici di un’organizzazione umanitaria e si sente dire che è malnutrito, cade dalle nuvole, si offende e risponde: “Ma io gli do ogni giorno la sua pallina di miglio!”… E io cosa c’entro con tutto questo?! Cosa posso fare?! La fame è multi-causale, con fattori interconnessi, meccanismi mondiali, leggi economiche che sfuggono ai più… E io cosa c’entro con tutto questo?! Cosa posso fare?! Già la consapevolezza è utile. Sapere come vivono certi esseri umani può scuotermi, emozionarmi, impressionarmi, al punto da apprezzare il poter mangiare tutti i giorni. E non solo una volta al giorno: chi ci pensa mai?!
Ma il sapere può scuotere anche la mia coscienza e portarmi ad agire. Il mio agire sarebbe una goccia nel mare, non risolverebbe certo il problema della fame nel mondo, ma questo non deve essere l’alibi per non fare niente. Pochissimo è sempre più di niente, direbbe il generale di La Palice. Chiedetelo ad una dottoressa di Emergency operante in una zona di guerra, che piange disperata perché è impossibile salvare i troppi feriti: trova un senso al suo continuare ad agire perché, se non tutti, ma, ogni giorno, qualcuno può avere salva la vita grazie a lei. E dite poco?!