La cultura della solidarietà
C’è una cultura della solidarietà che è radicata nel tessuto socio-economico italiano: crea lavoro e sostiene il territorio.
C’è un modo diverso di abitare il mondo dell’economia e di muoversi tra le pieghe del mercato. Si può essere competitivi, far crescere la propria impresa tutelare i lavoratori contemporaneamente. Anche se è poco appariscente e a volte rischia di diventare una brutta copia del mondo imprenditoriale più aspro, il sistema cooperativo da circa due secoli è un soggetto che testimonia un modo di agire nel mercato e promuovere solidarietà. C’è una cultura della solidarietà che è radicata nel tessuto socio-economico italiano: crea lavoro e sostiene il territorio. È stato ricordato in un convegno svolto all’Università di Roma Tre in occasione della presentazione di “La cultura della solidarietà” una ricerca sulla cooperazione e in particolare sulle Banche di Credito Cooperativo sviluppata da Salvatore Rizza. I partecipanti all’evento hanno mantenuto il filo conduttore della solidarietà per mostrare come possa essere feconda attraverso lo stile della cooperazione. Come ha evidenziato il sociologo Everardo Minardi la cooperazione è stata e rimane una risorsa per valorizzare e conservare il territorio. Essa è un esempio di economia civile che è legata alle comunità perché raccoglie insieme conoscenza, tradizione, pratiche consolidate e innovazione. Inoltre – aggiunge il sociologo – non bisogna dimenticare che la cooperativa è una forma ambigua, perché è insieme associazione e impresa. Se l’equilibrio non viene conservato si rischia il fallimento o lo sfruttamento. Va analizzata una biodiversità imprenditoriale che spesso viene dimenticata, ha, invece, aggiunto l’economista Salvatore Monni che ha ricordato come l’impresa cooperativa e le banche cooperative abbiano la possibilità di contaminare con i loro valori le altre imprese. C’è un ruolo essenziale che svolgono le banche e che spesso si dimentica. Da “La cultura della solidarietà” si ricavano alcune parole chiave che dovrebbero qualificare delle banche cooperative: banche che vivono sul territorio. Queste parole possono essere rilanciate perché anche in altri campi economici e sociali si trovi uno stile che aiuti a costruire la società: la mutualità che racchiude la potenzialità di sostenersi gli uni con gli altri, la solidarietà che offre l’ethos di fondo, il localismo che sottolinea la prossimità al territorio e alla comunità. Ma soprattutto Rizza evidenzia che le azioni solidali dovrebbero essere indirizzate a un bene comune da intendere come il modo di stare nella società per sconfiggere l’egoismo.