La crisi bancaria spiegata facile
Il fallimento di Silicon Valley Bank è stato il secondo più significativo della storia degli USA. Un’allegra narrazione sta già derubricando quell’insolvenza - e quella di Signature Bank, nonché la paura per la situazione di Credit Suisse - a turbolenza passeggera e locale. In realtà, le difficoltà del sistema bancario sono tutt’altro che archiviate e non riguardano solo USA e Svizzera; i rischi per l’economia globale e italiana sono concreti e gravi. Saremo fortunati se le vulnerabilità delle banche europee e italiane non ci faranno rivivere un remake della crisi finanziaria 2007-09 e ancor di più di quella 2011-13. I rischi maggiori derivano dall’eccessiva concentrazione degli investimenti delle banche italiane ed europee in titoli obbligazionari e di stato. L’ascesa dei tassi di interesse ha causato una consistente riduzione del valore di mercato di quei titoli, che non si è ancora riflessa in svalutazioni delle attività e del patrimonio solo grazie a trattamenti contabili “agevolati” di cui godono le banche. Quando per ragioni di mercato queste ultime sono costrette a liquidare o a valutare più correttamente questi titoli, tuttavia, le perdite si materializzano. E se il fenomeno interessasse più istituti di rilevanza regionale o nazionale, l’aumento dei premi al rischio di credito che ne conseguirebbe può trasmettersi al resto del sistema finanziario, cioè diventare sistemico.
A cascata, il deterioramento nell’accesso al credito e la svalutazione dei corsi delle attività finanziarie amplificano e accelerano gli impulsi restrittivi, che, se abbastanza forti, possono da soli sospingere investimenti, consumi e occupazione verso la recessione. Il sistema finanziario è l’apparato circolatorio di un’economia. Esso funge da meccanismo coordinatore per l’allocazione dei fondi, la linfa dell’attività economica, verso gli usi più efficienti da parte di individui, imprese e stati. La storia è ricca di circostanze in cui questa circolazione si blocca o determina impieghi inefficienti: l’intera economia si arresta o opera male. La tendenza delle crisi a verificarsi dipende principalmente da un contesto regolamentare troppo permissivo e da politiche creditizie troppo espansive. La domanda cruciale è quindi: perché autorità di regolazione e banche centrali fanno sempre fatica a prevenire questi costosi errori e quindi ad assolvere al loro mandato di proteggere le persone e l’economia reale servite dalle banche?