La criminalità scommette
Siamo un Paese strano. Siamo invasi dalla pubblicità di giochi online e di scommesse, ma al tempo stesso, a parole, condanniamo la ludopatia. Secondo l'Agenzia delle Dogane, nel 2022 gli italiani hanno speso circa 130 miliardi di euro nel gioco d'azzardo, e 10 miliardi circa è la cifra che è entrata nelle casse dello Stato. I costi sociali superano i 3 miliardi di euro (2,7 nel 2014): suicidi, perdita del posto di lavoro, mancata produttività, rottura dei legami familiari…). Il terremoto che ha sconvolto il mondo del calcio è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno, purtroppo, diffuso che alimenta i flussi di cassa della criminalità organizzata.
Nel 2012 Libera presentò il dossier “Azzardopoli, il Paese del gioco d’azzardo, dove quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare”. Sono almeno 41 i clan che gestiscono “i giochi delle mafie”: dai Casalesi di Bidognetti ai Mallardo, da Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava, dai Lo Piccolo agli Schiavone. Le mafie sui giochi si accreditano ad essere il concessionario “occulto” del Monopolio. Per carità, molto è stato fatto. E le Procure in questi anni hanno indagato a tappeto. Per quanto riguarda i calciatori, emerge ancora una volta la fragilità umana che non fa distinzioni. Sono anche loro vittime di un sistema che ha sdoganato le scommesse. Il primo passo sarebbe quello di vietare ogni tipo di sponsorizzazione di eventi sportivi. Prima e dopo le partite si assiste a un continuo appello al gioco “sicuro”. È arrivato il momento di dire basta.