La conquista di Roma e il futuro dell’Italia
Roma non è una città qualsiasi. È la nostra “copertina” nel mondo e la sintesi più alta della bellezza e della cultura italiana. È il centro della cristianità.
Roma è oggi, come un tempo, un crogiuolo di culture e di popoli. La convivenza di etnie, genti e religioni diverse cresce e si declina non tanto all’ombra dei palazzi aristocratici del centro storico, ma nelle borgate, s’intravvede circolando sui mezzi pubblici di trasporto e nella periferia di una città che pare cresciuta senza criterio ne regola alcuna.
La politica, anche cittadina, appare ai romani assai lontana soprattutto incapace di raccogliere i bisogni della gente. È il segno di un patto sociale dove la fiducia tra l’eletto e l’elettore si è inesorabilmente incrinata.
Roma, domenica 26 giugno, sceglierà il suo nuovo sindaco. Affiderà le sue sorti a Virginia Raggi del M5s (35,2% dei voti al primo turno) o a Roberto Giachetti del Pd (24,9%)? E noi italiani tutti che possiamo augurarci rispetto a questo voto? La scalata dei pentastellati è evidente. Cosa significherebbe per l’Italia la vittoria della Raggi a Roma? Da un lato un segnale politico pericoloso per Renzi e il Partito democratico, dall’altro la prima vera prova di governo per il movimento di Grillo che si troverebbe ad amministrare la capitale del Paese. Un governo locale, ma con una caratura nazionale di inevitabile spessore e peso come quello di Roma è un passaggio forse necessario per chi si candida alla guida futura del governo del Paese. Potrebbe paradossalmente essere una verifica utile per tutti gli italiani vedere come i 5Stelle amministrerebbero Roma per comprendere se, aldilà delle dichiarazioni di principio, sono persone affidabili o degli incompetenti. Certo se Roma si affidasse ai grillini sarebbe un salto nel buio non di poco conto. Se i romani (o magari i torinesi che sono più o meno nelle stesse condizioni) sceglieranno la Raggi, Roma sarà per gli italiani alle politiche del 2018 un termine di confronto reale su un movimento che, in ogni caso, non è più liquidabile come un episodico voto di protesta.
Se invece i romani sceglieranno come sindaco Roberto Giachetti il Pd di Renzi tirerà un sospiro di sollievo. Dopo il primo turno, infatti, il premier ha mostrato una certa insofferenza. Le elezioni amministrative non sono andate come si aspettava e l’appuntamento decisivo del referendum costituzionale di ottobre non lo lascia tranquillo. Una vittoria a Roma sarebbe di certo un toccasana, mentre la sconfitta un funesto presagio. Per Roma avere Giachetti sindaco significherebbe orientarsi verso un percorso un po’ più certo. Il parlamentare Pd conosce bene la capitale. Fu capo di gabinetto del sindaco Rutelli e ha un curriculum di tutto rispetto. Anche per lui amministrare Roma non sarà uno scherzo. Il dedalo di questioni è tale da far tremare i polsi anche al più esperto degli amministratori.
Il dubbio si scioglierà nella notte del 26 giugno. Nel frattempo ci aspettano altre due settimane di baraonda infinita. Roma ha bisogno di un sindaco che la trascini in un percorso di rinascita. L’Italia guarda a Roma per capire cosa l’attende in un futuro non troppo prossimo. Che Dio la mandi buona a tutti.