di MARCO DERIU
10 set 2015 00:00
La comunicazione e l'audience su tutto
Fra novità furbette e conferme sostanziali di formato, è tornato uno dei tanti salotti televisivi che trasformano la cronaca nera in materia pregiata per ogni tipo di speculazione (poco) giornalistica e (molto) spettacolare...
Fra novità furbette e conferme sostanziali di formato, è tornato uno dei tanti salotti televisivi che trasformano la cronaca nera in materia pregiata per ogni tipo di speculazione (poco) giornalistica e (molto) spettacolare: “Quarto Grado” (Rete 4, venerdì ore 21.15), guidato da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero. La struttura somiglia sempre meno a quella di un magazine e sempre più a quella di un programma contenitore fondato su artifici narrativi efficaci e sulla continua ricerca di empatia con lo spettatore, sollecitato a interagire in maniera diretta con i protagonisti attraverso spazi ad hoc. È ciò che avviene, per esempio, attraverso il “centralone” che raccoglie le telefonate del pubblico e consente di parlare in diretta con gli esperti (o sedicenti tali) ospiti fissi del programma. Il tentativo di ridurre ulteriormente la distanza fra la trasmissione e il proprio pubblico può avere un senso e una connotazione positiva quando si tratta di proposte culturali o anche di intrattenimento puro. In questo caso, però, il tentativo nemmeno troppo mascherato è quello di sfruculiare il piano delle emozioni per far passare contenuti che dovrebbero essere giornalistici ma che spesso non lo sono affatto. L’informazione dovrebbe parlare alla ragione, non alla passione. Quest’ultima è sollecitata direttamente anche dalla campagna di sensibilizzazi one #baciachiami lanciata dai conduttori nella prima puntata per “promuovere il messaggio dell’amore come risposta alla violenza e alla paura”, sentimenti che spesso causano i delitti da prima pagina di cui “Quarto Grado” si occupa da molto vicino.
Nella puntata del debutto, Nuzzi e la Viero hanno scattato un “selfie” scambiandosi un bacio e invitando il pubblico a replicare il gesto, baciando qualcuno a cui si vuole bene e documentando il bacio con un autoscatto da inviare all’hashtag indicato La retorica della narrazione popolare si fonda proprio su emozioni di facile consumo, situazioni di suspense, senso del mistero, discussioni salottiere che parlano di fatti di sangue come se raccontassero le azioni salienti di una partita di calcio appassionante.
Il tutto condito da abbondanti dosi di rappresentazione similteatrale e contrapposizioni fra colpevolisti e innocentisti create ad arte per mantenere alte la tensione narrativa e l’attenzione del pubblico a qualunque costo. Fosse pure il sacrificio della verità in nome della spettacolarizzazione.
MARCO DERIU
10 set 2015 00:00