La cicala e la formica
Perché il temuto differenziale di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi è aumentato e minaccia di continuare a farlo? Perché misura la percezione di fragilità delle finanze pubbliche italiane sui mercati finanziari, che stanno rivedendo in peggio le loro valutazioni su di noi. Per quanto a qualcuno sia apparso repentino, questo cambio di attitudine in realtà è tardivo: già diversi mesi fa una corposa serie di fatti molto chiari non lasciava presagire nulla di buono. Primo, lo spread dipende dalle preoccupazioni per la situazione economica globale. Che si rischiasse una persistente fiammata inflazionistica e difficoltà congiunturali di varia origine è risaputo da almeno un anno. Inoltre, il rialzo dei tassi di interesse dipende dalla dinamica attesa dell’inflazione. Semplificando, siccome l’eventualità che quest’ultima rimanga al di sopra del 5-6% anche il prossimo anno sta diventando sempre più concreta, le banche centrali non possono fare altro che portare i tassi di riferimento più o meno allo stesso livello.
Al momento i tassi USA sono all’1%, quelli europei allo 0%. Diffidate di economisti e commentatori piacioni che dimenticano di dirvi queste semplici regolarità. Secondo, le nostre finanze pubbliche sono cronicamente indisciplinate. In particolare, nonostante la retorica su austerity e spending review, la spesa pubblica e l’evasione fiscale restano altissime in rapporto al PIL. Questa è la causa principale anche della stagnazione dei salari reali e dell’elevato cuneo fiscale, ossia la differenza fra il costo del lavoro e la retribuzione netta per lavoratore. Il nostro è il più alto d’Europa e non riusciamo a ridurlo perché imposte sul lavoro e contributi previdenziali e sanitari servono a finanziare, insieme al nuovo debito, una spesa pubblica sempre crescente. La Germania riesce a erogare servizi efficienti ed estesi con imposte e cuneo fiscale minori dei nostri, e ha un debito pubblico meno della metà del nostro in rapporto al PIL. Ecco da dove nasce lo spread. Infine, i compratori del debito italiano sono innervositi dalla totale mancanza di coscienza di quanto grave sia la nostra situazione. Come nella celebre favola di Esopo, il nostro riflesso condizionato continua ad essere prevalentemente quello di traccheggiare, rinviando interventi risolutivi o dando la colpa all’Europa e all’avidità dei mercati. Alla cicala consiglio di inventarsi qualcosa di nuovo, alla svelta...