La Chiesa del sorriso
Ero ancora adolescente quando conobbi don Luigi Bettazzi e con lui ho fatto davvero tanta strada nel mondo e in questa nostra chiesa, nell’umanità e nella fede. Da sempre mi ha affascinato il sorriso, la forza delle sue speranze, la mitezza del suo metodo e la potenza delle sue scelte, l’intelligenza delle sue argomentazioni e la capacità di incontro e ascolto. Come uomo mi ha ricordato come la pace, la solidarietà e la giustizia sono un portato Costituzionale e popolare da non dimenticare; che il dialogo sociale, economico e politico ci deve appassionare non per accademia ma per difendere e lottare accanto ai piccoli, ai poveri, alle vittime e agli ultimi; che la nonviolenza, l’obiezione di coscienza alla guerra e ai suoi strumenti sono da osare.
Come cristiano mi ha riappassionato alla bellezza della Parola e del Vangelo interprete della storia e progetto di una nuova umanità. Un Vangelo che parla a tutte e tutti. Protagonista di una stagione ecclesiale unica che ha il nome di Concilio Vaticano II don Luigi ne è stato protagonista, interprete, realizzatore, sostenitore ogni giorno, con quella passione che ci ha fatto dire: davvero è stato dono dello Spirito. Con lui ho celebrato, pregato, ascoltato Dio che parla nell’umanità e nel creato intero. Gli anni vissuti con lui in Pax Christi, che lo ha visto presidente nazionale e internazionale, restano genuini e generativi. Come sacerdote e vescovo mi ha insegnato una presenza solare, libera, determinata, evangelica e pastorale. La stagione Sinodale che faticosamente stiamo vivendo l’ho vista in don Luigi, nel suo modo di celebrare, di condividere responsabilità con i laici, di ascoltare tutti, anche i più lontani dalla chiesa, di progettare con e non senza gli altri, di annunciare prima di difendere.
La sua vita fatta di incontri, penso a Helder Camara, Norberto Bobbio, Enrico Chiavacci, Enrico Berlinguer, Adriano Olivetti, don Tonino Bello, i lavoratori, i poveri, le vittime delle guerre in ogni angolo del mondo è strada da non dimenticare per una chiesa in uscita. Mi ha ricordato che ogni giorno ci sono confini da superare per incontrare, montagne da scalare per vedere nuovi orizzonti; ci sono incroci da attraversare che si chiamano ecumenismo e dialogo interreligioso; ci sono città da abitare nella pace, nella giustizia e salvaguardia del creato; c’è un pane e una sapienza da condividere con i poveri e i saccenti pieni di sé; ci sono “no” coraggiosi da ribadire come alla guerra, al riarmo, a ogni violenza; ci sono patti da preservare e mantenere come il “patto delle catacombe”; ci sono uomini e donne da amare da cercare non da aspettare per quel che sono e con cui condividere storie nuove di vita e amore.