L'ovvio è un bel programma
La cronaca di questi giorni trasuda l’ovvio che, ovviamente, stupisce tutti. Ad esempio: è ovvio che se si lascia piede libero alle mafie (o a chi per loro) prima o poi qualcuno spara e uccide solo perché le sue scarpe sono state sporcate (è ovvio anche che non si stupisca don Ciotti dal palco di Libera che da anni denuncia la necessità di essere attenti a questi temi).
È ovvio che quando si parla di diritti civili degli adulti bisognerebbe distinguerli dai diritti dei bambini, per poter discutere e decidere serenamente su piani differenti che hanno bisogno di attenzioni soppesate. È ovvio che a continuare l’escalation della guerra, cominciando a mettere sul tavolo parole pesanti come “uranio”, prima o poi qualcosa di più grosso di quello che già è tragico capiterà.
A me pare anche ovvio che, di fronte ad una vita occidentale che si allunga sempre di più, la sostenibilità delle misure di welfare (come le pensioni) vadano ritoccate (è anche ovvio che dispiace a tutti vedere Parigi messa sotto sopra). Tornare a metterci d’accordo sull’ovvio, ciascuno a partire dalle proprie responsabilità, potrebbe essere un bel programma politico, educativo, ecclesiale, comunicativo. O sono troppo ovvio?