L’ora di sciogliere i nodi pastorali
Prima o poi i nodi vengono al pettine. Prima o poi viene l’ora in cui non è più possibile rimandare certe scelte. Prima o poi, soprattutto, la realtà ti sbatte in faccia che il “si è sempre fatto così” non basta più, non è più sostenibile. L’azione ecclesiale della Chiesa bresciana, la sua azione pastorale, mentre attraversiamo l’ultimo tratto (almeno speriamo) del deserto della pandemia, si trova nella necessità di affrontare alcune questioni, che seppur all’ordine del giorno più volte negli ultimi decenni, ancora non sono patrimonio della percezione concreta delle parrocchie soprattutto dei fedeli che a ogni prova dei fatti (ad esempio nel trasferimento di un prete) non si capacitano del fatto che i modelli con cui la comunità cristiana si esprime non siano più quelli di una volta.
Due, tra le tante, le questioni che che mi sembrano più urgenti ad oggi: la provvista del clero e l’organizzazione della Chiesa sul territorio. La prima riguarda i preti, o meglio quanti sacerdoti diocesani possono essere a disposizione della pastorale. I dati generali parlano da soli: dal 1990 al 2020 (fonte: Annuario diocesano) siamo passati da 972 a 661 presbiteri diocesani. Erano 917 nel 2000 e 865 nel 2010. Da più di quarantanni ripetiamo che presto non avremo più preti da mandare i parrocchia. Per trent’anni abbiamo potuto nicchiare, ma il calo di 204 in dieci anni non lascia più scampo. Il primo nodo è qui davanti a noi. Molte parrocchie non avranno presto più il prete residente; molti oratori non avranno più il curato (4 saranno i preti ordinati il prossimo 12 giugno); l’età media sarà sempre più alta; molti compiti e servizi non potranno, e forse non dovranno più compiere (e magari questo e pure una grazia) dai sacerdoti. I parroci dovranno rivedere il loro modus operandi in pastorale e i laici dovranno prenderne più consapevolezza. Cosa potrà fare il Vescovo per provvedere alla cura delle parrocchie? Invocherà lo Spirito Santo e poi farà quel che potrà. La ricerca dell’essenziale (e non del “facciamo il meno possibile”) e il rendere operativa la corresponsabilità dei laici non è più una decisione procrastinabile.
Il secondo tema da sciogliere e che si connette col primo è quello dell’organizzazione della Chiesa bresciana sul territorio. Ne ha riparlato il Vescovo in un video (visibile sul canale Youtube di Voce) qualche settimana fa. Non un meramente tema gestionale, ma che implica il modo in cui la comunità cristiana si rende presente nella nostra terra, nei paesi e nei nostri quartieri per essere vicina alla gente e annunciare il Signore Risorto. Lo snodo principale, di cui parliamo almeno da vent’anni, è quello delle unità pastorali. Le aveva messe a tema il vescovo Sanguineti che aveva in mons. Gianfranco Mascher un vicario ad hoc. Il vescovo Monari, nel 2012, ha celebrato un Sinodo tematico. Oggi le unità pastorali istituite sono 15, ma l’accelerata è alle porte. Nelle prossime settimane ne saranno istituite tre: una a Brescia Est, una a Concesio e una a Poncarale. Anche qui il tempo di sciogliere il nodo s’impone, come s’impone il ripensamento delle relazioni tra parrocchie, unità pastorali presenti e future, zone e diocesi. Un impianto di presenza territoriale che vede nel Sinodo del 1978 il suo imprinting originario e che mostra ormai evidenti segni di crisi (basti pensare alla sorte infausta di molti Consigli pastorali zonali). Quali compiti, quali ambiti di azione ecclesiale sono utili o necessari a queste declinazioni? Quali ruoli e competenze le sostengono? E in quanto tempo dovremo trovare, anche qui, la via dell’essenziale, della giusta valorizzazione di doni e carismi perchè il tutto non sia percepito come qualcosa di elefantiaco e inutile alla causa dell’annuncio del Vangelo? Il prossimo rinnovo degli organismi di sinodalità in autunno, ad esempio, sarà un banco di prova implacabile della tenuta pastorale delle nostre parrocchie, chiamate a riprendere la strada nello sfaldamento dei legami postCovid.
I nodi, insomma, vengono sempre al pettine. Non ci resta che farcene una ragione e, in questo mese di maggio alla porte, invocare la Madonna che scioglie i nodi. Magari ci metterà una buona parola.