L'Italia non è un Paese per donne
Ciascuna donna che sia anche madre, in ogni situazione lavorativa, dovrebbe essere libera di scegliere e valutare come dosare e utilizzare le forze e le giornate, senza sensi di colpa. Leggi l'editoriale del numero 11 di "Voce"
Il quotidiano “La Stampa” ha immediatamente lanciato un sondaggio online: secondo voi il ruolo di mamma e quello di sindaco sono inconciliabili? Non stupisce il 60% di no, ma il 40% di sì. Analoga indagine condotta sull’Adnkronos fornisce risultati ancora più netti: per ben il 75% dei votanti l’una cosa esclude l’altra. Saranno pure, come avvisa l’agenzia di stampa, analisi “prive di valore statistico, trattandosi di rilevazioni basate su un campione non elaborato scientificamente”, ma comunque segnalano un disagio sull’argomento. Quindi una donna che aspetta un bambino non può governare una città, o fare il ministro, o condurre un’azienda? Se la cesura tra maternità e compatibilità di ruolo è così netta nell’immaginario collettivo, diventa difficile pensare che le donne possano sfondare. Persino Hillary Clinton per candidarsi alla Casa Bianca ha dovuto aspettare di essere ridotta al rassicurante ruolo di “nonna”, priva di responsabilità educative dirette. Vota la mamma non pare uno slogan molto fortunato.
E che dire di Patrizia Bedori, in corsa a Milano, ritiratasi anche perché sconfitta dagli insulti sul suo aspetto fisico. Per tacere del “casalinga” e “disoccupata”. Ora, attaccare un avversario per la corporatura o l’aspetto, è già qualificante del livello di scontro. Non avendo altri argomenti validi da contestare si preferisce tornare al rassicurante: bruttona, grassona. Al netto dell’appartenenza partitica di ciascun candidato donna in ogni singolo contesto elettorale, vorremmo potesse valere l’assunto che non si può essere giudicate inadatte perché madri o perché poco avvenenti secondo canoni che dovrebbero essere riservati alle passerelle e non alla politica.
Anche perché viviamo in un contesto così antifemminista che quando poi si fa strada una donna bella e capace, la vulgata ne attribuisce il successo a fattori poco ortodossi. È giusto e sacrosanto condannare la misoginia esplicita di certe invettive gratuite, e ribadire che non vi sarà vera parità finché non a un uomo verranno rivolte le stesse domande, ma si smetterà di porle anche alle donne, per valutarne l’operato sui risultati, non sulla condizione. Ciascuna donna che sia anche madre, in ogni situazione lavorativa, dovrebbe essere libera di scegliere e valutare come dosare e utilizzare le forze e le giornate, senza sensi di colpa. Però non sarebbe intellettualmente onesto far finta che alla nascita di un bambino certi ruoli siano intercambiabili. È indubbio che quando un neonato piange perché ha fame è il seno della mamma che cerca, quando si sveglia di notte ogni tre ore il più delle volte è tra le braccia di mamma che si riaddormenta, quando è agitato è la voce di mamma che lo tranquillizza. Con buona pace di tutti gli ottimi e splendidi papà presenti nella vita dei figli, è proprio la gestione femminile della maternità che è diversa. Ogni donna faccia come si sente di fare, ma ricordiamoci che se è vero che noi donne possiamo fare tutto quello che fanno gli uomini è il contrario che non è dato. O no?
EMANUELA VINAI
21 mar 2016 00:00