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25 giu 2015 00:00

L'Italia globale della nuova "Giulia"

L’Italia sembra essersi davvero rimessa in movimento, la ex-Fiat oggi Fca guidata da Sergio Marchionne conduce la truppa delle industrie d’avanguardia che vanno all’assalto degli altri continenti.

Grinta, potenza, aerodinamicità, tecnologie d’avanguardia, e ritorno alla trazione posteriore o integrale: questa è la nuova Alfa Romeo “Giulia”, presentata ufficialmente ieri ad Arese (nord-ovest di Milano, zona Rho-Pero dell’ “Expo2015”, crocevia del rilancio del nostro paese). L’Italia sembra essersi davvero rimessa in movimento, la ex-Fiat oggi Fca guidata da Sergio Marchionne conduce la truppa delle industrie d’avanguardia che vanno all’assalto degli altri continenti. Non a caso qualcuno ha detto che con la nuova Giulia, la famiglia Agnelli intende “conquistare l’America”. Il bolide è di tutto rispetto, niente a che vedere con la vecchia Giulia di 40 anni fa, più modesta ancorché veloce, entrata nell’immaginario collettivo come la vettura versatile adottata dalla Polizia, e presente in tutti i film del neo-realismo italico.

Oggi stiamo parlando di un’auto su cui hanno lavorato, in segreto dentro capannoni fantasma, decine di ingegneri guidati dal tedesco Harald Wester. A lui è stato affidato il compito di portare la sfida internazionale ai più alti livelli: quelli di contrastare marchi indiscussi quali Bmw, Mercedes, Audi, come a dire il gotha delle berline di lusso. E la nuova Giulia sembra avere tutte le caratteristiche per sferrare duri colpi alle concorrenti del Paese della Merkel, puntando soprattutto al ricco mercato americano e a quelli dei paesi asiatici più affluenti. Il modello presentato ieri alla presenza del ministro dei trasporti Delrio, e sostenuto dal tweet augurale del primo ministro Renzi, vanta un motore 6 cilindri, 510 cavalli di potenza, raggiunge i 100 km all’ora in 3,9 secondi. È quasi una formula uno, carrozzata da berlina per famiglie (benestanti). Il prezzo non è ancora noto, si parla dai 40 mila euro in su, ma la ricaduta sociale sarà di tutto rilievo: puntando ai 400 mila pezzi l’anno dal 2018, dopo due anni di lancio nei cinque continenti, ne trarranno beneficio i lavoratori di Cassino, città dove verrà prodotta. Rientreranno tutti dalla cassa integrazione e, anzi, è possibile che se il mercato risponderà adeguatamente, ci siano ulteriori assunzioni.

Tutto bene, quindi, con la nuova Giulia? Dal punto di vista economico, sembra di sì: sono annunciati otto modelli, con diverse motorizzazioni, frutto di tecnologie mutuate addirittura dalla cugina Ferrari. Come dire, il meglio del meglio al mondo. Sul piano sociale, e di prospettive industriali più ampie, la Fca a guida Marchionne sta guardando molto oltre i confini nazionali, e anzi si sta proiettando sempre più verso l’America dove, dopo aver conquistato la Chrysler, ora punta a una fusione con General Motors.

La storia della famiglia Agnelli e dei loro numerosi passaggi e cambiamenti societari e di assetto delle holding di controllo del gruppo mostrano, inesorabilmente, come davvero la “globalizzazione” sia un fenomeno potente e forse irreversibile. Gli sconquassi, i cambiamenti, le chiusure di aziende obsolete sono certo un costo sociale (ed umano) a volte molto forte. Ma le ricomposizioni, alleanze, salti tecnologici che avvengono ad opera di manager internazionali grintosi e creativi sembrano portare nuova linfa per un lavoro che chiede innovazione continua. C’è da sperare, per l’Italia, che insieme al Jobs Act, anche la “Giulia” favorisca nuova occupazione e il ritorno al Paese che un tempo fu “grande” esempio di laboriosità collettiva.

25 giu 2015 00:00