L’indignazione non basta più
Sono sette gli anni di “passione” che la Siria sta vivendo. Settima settimana santa, settimo Venerdì santo, settima Pasqua sotto le bombe
Sono sette gli anni di “passione” che la Siria sta vivendo. Settima settimana santa, settimo Venerdì santo, settima Pasqua sotto le bombe. La cronaca di questi giorni racconta dell’ennesima strage di bambini vittime delle bombe e delle armi chimiche. “Assistiamo inorriditi – ha detto papa Francesco nell’udienza di mercoledì scorso – agli ultimi eventi in Siria. Esprimo la mia ferma deplorazione per l’inaccettabile strage avvenuta ieri nella provincia di Idlib, dove sono state uccise decine di persone inermi, tra cui tanti bambini”. Che dire? La violenza delle armi non stupisce più, non interroga più le nostre coscienze, forse ancora ci tocca solo quando coinvolge i bambini, o meglio ci colpisce se giungono in Occidente video o immagini che nulla lasciano all’immaginazione. Siamo assuefatti alle storie più tragiche, sempre più cinici e indifferenti davanti alle povertà. Rispondiamo solo quando vengono colpite la nostra emotività e le nostre convinzioni personali e difficilmente ci lasciamo interrogare dai fatti oggettivi. Se va bene allora, c’indignamo, ma non basta. “Faccio appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale – ha ripetuto ancora Francesco – affinché cessi questa tragedia e si rechi sollievo a quella cara popolazione da troppo tempo stremata dalla guerra”.
Il card. Mario Zenari, nunzio a Damasco ricorda che questa “sarà la settima Pasqua di guerra in Siria, ma bisogna sempre coltivare la speranza.” Indignazione, preghiera, speranza. E noi? Superare i luoghi comuni e operare per la pace e la solidarietà è possibile anche a Brescia. Solo tre fatti di questi giorni per ricordarcelo. Lunedì scorso abbiamo incontrato le due famiglie siriane giunte in città attraverso i corridoi umanitari promossi dal Centro migranti con la comunità di Sant’Egidio. Un segno di speranza, un gesto oltre l’indignazione. Brescia ha strappato due famiglie alla guerra, l’ha fatto con dignità e sicurezza sia per chi è accolto, e per chi emigra. Grazie a Sant’Egidio il loro viaggio è avvenuto in sicurezza. Grazie alla Congrega si è data loro una casa. Grazie al Movimento dei focolari e al Centro migranti si è stretta attorno a loro una rete di rapporti umani caldi e accoglienti. L’operazione non costa un euro allo Stato, attiva nelle comunità una solidarietà fattiva e generativa, risponde a una vulnerabilità reale di chi non ha più possibilità di futuro. Perché non diventa una scelta politica organica e strutturata? Ancora.
In questi giorni padre Mario Toffari ha annunciato le sue dimissioni dall’ufficio diocesano e dal Centro per i migranti. Padre Mario è stato un protagonista indiscusso di ciò che Brescia ha fatto e continua a fare per gli stranieri per oltre 30 anni. È la testimonianza vivente che l’indignazione non basta. Non sono mancate le sue denuncie (la verve del polemista gli si addice), la ricerca delle soluzioni, la capacità di costruire processi d’integrazione, la solidarietà intelligente e la lungimiranza di coniugare sempre accoglienza con legalità, dignità con sicurezza.Toffari è un’istituzione, ma soprattutto è un prete che ci ha fatto crescere in uno stile cristiano e umanamente aperto verso i problemi e le sfide della migrazione in modo non banale, non buonista e sempre carico di speranza. E se oggi si fa da parte, non ci lascia. Meno male. Grazie padre Mario. Infine come non citare la silenziosa e continua opera di solidarietà nata attorno all’emergenza profughi nelle parrocchie, nei comuni e nelle associazioni bresciane. Non tutto sempre è andato bene, ma grazie a Caritas e alle istituzioni locali, fin ora, non è mancata la risposta. Chi si è solo indignato spesso non ha costruito soluzioni percorribili. Tanti hanno invece raccolto la sfida epocale che viene dai poveri e hanno reso efficaci i passi possibili. Restano sono urgenti le politiche intelligenti. Una buona legge sui minori non accompagnati in Italia è arrivata, ma molto resta da fare soprattutto in Europa. Per oggi, con speranza, sogniamo almeno la fine del lungo Venerdì santo della Siria.