L'impatto dell'elettrico
La legittima divergenza tra opinioni, in pochi altri casi, si è trasformata in tifo acceso come è accaduto, specialmente in Italia, con le trasformazioni nel comparto automotive. Ciò è abbastanza sorprendente, perché la crescita delle trazioni ibride ed elettriche è un’evoluzione di mercato su scala mondiale, dovuta ai suoi vantaggi per i consumatori e frutto di cambiamenti sia tecnologici che di preferenze ampiamente previsti. Secondo tutte le maggiori analisi indipendenti, il costo totale di un’automobile elettrica pura – somma dei costi di acquisto, rifornimento, manutenzione, ecc. – è oggi allineato o leggermente inferiore a quello di analoghe auto endotermiche.
L’impatto ecologico dell’intero ciclo di vita, dalla produzione (anche di materiali, semilavorati e componenti), all’impiego, allo smaltimento finale, è sensibilmente inferiore per un’elettrica. Le valutazioni più attendibili di organismi tecnici indipendenti, basate su approcci LCA che tengono conto anche delle modalità di generazione dell’energia elettrica e di estrazione dei materiali per le batterie, indicano che non c’è partita. Provate per esempio il calcolatore online dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (https://www.iea.org/data-and-statistics/data-tools/ev-life-cycle-assessment-calculator): un veicolo elettrico a batteria con un’autonomia di 300 km produce il 54% di emissioni di gas serra in meno nel corso della sua vita rispetto a un veicolo convenzionale a combustione interna e il 32% in meno rispetto a un equivalente veicolo elettrico ibrido plug-in.
Nonostante le maggiori emissioni associate alla sua produzione, le emissioni cumulate del veicolo elettrico sono inferiori a quelle dell’equivalente a combustione interna già dopo due anni. Con l’ulteriore crescita delle fonti rinnovabili nel mix elettrico questo divario è destinato ad allargarsi. Ricordiamo, tuttavia, altri due aspetti fondamentali. L’auto che consuma meno risorse è quella che non circola: la riduzione delle emissioni dei trasporti passa prima di tutto per la diminuzione dei veicoli in circolazione, già in atto grazie a cambiamenti nella domanda e nell’offerta dei servizi di mobilità. Secondo, il mercato sta dettando queste trasformazioni anche all’industria, che ha davanti a sé diverse opportunità di crescita sostenibile, ma anche alcuni costi di conversione. È dovere fondamentale della collettività orientare questa transizione, riducendone al minimo i costi sociali mediante, per esempio, adeguati investimenti in formazione e innovazione.