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di MAURIZIO TIRA 20 lug 2023 11:11

L'etica della conoscenza

Aprono in questi giorni le iscrizioni ai corsi universitari e per centinaia di migliaia di maturati (536.008 gli studenti coinvolti quest’anno nelle prove di maturità) si pone la scelta cruciale tra lavoro e studio superiore e, in questo secondo caso, sul percorso da intraprendere. Si tratta di una delle scelte più impegnative nel corso della vita. Il compito non è più facile per chi deve orientare, si tratti di genitori, amici, insegnanti delle scuole secondarie superiori e delle università. Concentrandomi sulla decisione per un percorso di studio superiore, essa implica una seppur minima conoscenza dell’offerta, ma – ne sono convinto – anche un’idea del valore e dell’utilità della formazione nel suo significato più profondo.

Primo: studiando impareremo innanzitutto un metodo, di studio e di organizzazione del proprio lavoro. La maggior parte dei contenuti svanisce col tempo, se questi non vengono utilizzati, approfonditi e se non ci si aggiorna praticamente da subito dopo la laurea, ma l’impostazione mentale resta e influisce anche sull’approccio generale alla vita.

Secondo: la formazione al pensiero critico. In un contesto di informazioni sovrabbondanti, invadenti, basate sul principio dell’individualismo più assoluto, conoscere il metodo scientifico che dai fenomeni empirici, sotto la guida delle ipotesi e delle teorie, attraverso l’analisi rigorosa dei dati giunge a delle verità verificabili, condivisibili, anche se confutabili è fondamentale e aiuterà a saper leggere criticamente le notizie anche nei campi non di diretta competenza.

Terzo: recuperare l’“etica nella conoscenza”. Se crediamo che lo studio serva solo ad acquisire capacità di risoluzione di determinati problemi, ci convinceremo presto che quelli li risolvono le tecnologie, per molti oscure, ma facili da usare ed efficaci. Le interfacce sempre più friendly ci dissociano dal fine, per cui – per esempio – non valutiamo che visitare un sito web non è solo informarsi, ma anche far crescere uno sponsor. Sostituendo la “verità” con la “possibilità” ci si convince che sia “giusto” ciò che è “tecnicamente possibile”. La formazione deve contribuire a identificare uno spazio comune di radicamento, valorizzando la diversità che è indicatore di ricchezza, perché la condivisione dell’universo di significati è compito intrinseco delle agenzie formative. Questa operazione implica relazione tra culture, esperienze scientifiche, storie, tradizioni… In conclusione, recuperare la dimensione etica nella conoscenza significa valorizzare tutti i saperi, anche quelli empirici e passare alla matura consapevolezza che la tecnologia deve piegarsi a dare risposte alle priorità che una società le pone.

MAURIZIO TIRA 20 lug 2023 11:11